Fatti scredibili #2

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Altre cose che non sapevate, ma che non inficiavano la qualità della vostra vita. Inutili e bizzosi ecco altri fatti scredibili by gabbbbro.


Rafy Mofid riusciva a scrivere anche con la sinistra, nonostante l’avesse persa in un incidente



Zeng Xiao Hu possedeva un’insegna da quattro generazioni. Era l’insegna di un ristorante, ma lui la teneva sopra a un negozio di cianfrusaglie gestito da una vecchia coppia gay australiana. Pagava un affitto piuttosto alto per tenere lì la sua insegna, ma secondo Xiao Hu ne valeva la pena perché la bottega, anche se piccola, si trovava in pieno centro ed aveva la connessione a internet.
Il suo bisnonno aveva vinto l’insegna giocando d’azzardo, in un periodo in cui era illegale scommettere qualsiasi cosa che non fosse la verginità di una figlia, ed era sopravvissuta a due guerre mondiali e a diverse edizioni di Giochi Senza Frontiere. In origine l’insegna non era di un ristorante, ma di un fabbro e prima ancora era di un Dunkin’ Donuts.
Ogni sera Zeng Xiao Hu la rimuoveva dal negozio dei due australiani e la portava a casa affinché non si rovinasse. Egli era stato incapace di trasmettere ai suoi figli il rispetto e l’attaccamento per quella vecchia insegna e ogni notte, rimuginando su questo fallimento, piangeva inconsolabile nel suo letto.



Wilma Rosselli aveva un mignolo destro al posto dell’anulare sinistro, un medio sinistro al posto dell’indice sinistro, un indice destro al posto del mignolo sinistro, un indice sinistro al posto del pollice destro, un medio destro al posto del mignolo destro, un anulare destro al posto del medio sinistro, un mignolo sinistro al posto dell’anulare destro,  un pollice destro al posto del medio destro, un anulare sinistro al posto dell’indice destro e un disgustoso pollice sinistro al suo posto.



Betty Molinari divenne ricca inventando l’acronimo LOL, anche se la sua intenzione era sintetizzare chimicamente l’acquiescenza. Aveva inventato altri acronimi in passato, ma di minor successo, per via di un numero eccessivo di interazioni con altri medicinali. Per un soffio, a LOL venne preferito SOS come richiesta di soccorso, e la delusione portò la Molinari alla depressione e infine al suicidio. Non vide mai l’invenzione di internet, che ricambiò non citandola in nessun sito.




gabbbbro

Non c'è sesso senza sesso #10

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Abbiamo ricevuto un file con un racconto e la possibilità di rieditarlo da Harold Smith. Lo ringraziamo per quello che è rimasto del suo racconto, il titolo. Il Senzavoglia staff è lieto di presentarvi...

KRISTINA

Lo faccio per Kristina. Anche per me, sì, ma soprattutto per Kristina.

Impossibile descriverla, se non per dettagli sfocati. Guardarla un istante significa immaginarla diversamente l’attimo dopo. In un’altra posizione, con un’altra luce. Ogni stralcio di pelle che sfugge all’orlo di una maglietta o che si intravede nell’intreccio di un sandalo suggerisce un diverso scenario. Le lentiggini scure che le macchiano il decolletè come gioielli tribali, arrampicandosi per la scollatura fino alla base del collo, per poi disperdersi fra i primi capelli, o il luccichio di un po’ di sudore sulla nuca, proprio come fra i seni, quelli li ricordo. I capelli chiari, certo. I suoi modi, modi gentili e decisi, sì, ma poco altro. La pronuncia incerta e i movimenti senza significato. Annoda un ricciolo dietro all’orecchio e vorrei afferrarla, stringerle i polsi. Strofina il polpastrello sui denti come per farli più lucidi e penso solo ad affondare le unghie in quei fianchi di una taglia troppo grossi, sentire il rumore della sua carne che sbatte contro la mia.
Non è giovanissima ma, diavolo, mai stato un problema. Quando è costretta a piegarsi, i pantaloni mostrano un accenno del suo culo, diviso in due metà da mutandine che si arrotolano fra i glutei. Kristina in gonna e stivali, o in jeans attillati.

Lo faccio per Kristina. Certo, anche per me, ma non lo farei se non fosse per Kristina.
Kristina è il suo accento e la sua leggerezza, la sua disponibilità e il suo aspetto. I fianchi rotondi di chi ha partorito due figli, ragazzini quasi adolescenti che cresce a chilometri di distanza. Decentemente, con quello che guadagna qui, anche grazie a me. Ragazzini che non vede mai. Kristina è il suo trucco pesante e le sue labbra lucide.

Sono stato a letto con altre ragazze ucraine, prima di conoscere Kristina. Passeggiatrici svestite che caricavo una volta ogni tanto. Un ricordo che mi imbarazza, ora, sesso veloce e vestito che perde ogni significato, di fianco a Kristina.
Lei si rigira l’orologio attorno al polso e immagino il sesso con lei, il suo sudore, i capelli attaccati alla fronte. Strizza gli occhi schiacciando con le dita la base del naso per sopportare l’emicrania, e la vedo nuda con me davanti a una finestra aperta, in una doccia, sdraiata nel frastuono del vento fra le spighe asciugate dal caldo, sulla sabbia umida di un deserto litorale invernale. Nei casali abbandonati.

Lo faccio per Kristina. Per sua colpa e merito, per mio orgoglio, per mia debolezza.

È passato un sacco di tempo dall’ultima volta, dall’ultima volta che ho fatto sesso. La mia è l’astinenza di un vedovo pieno di sensi di colpa, traditore e bastardo per tanti anni, meschino e terrorizzato dal giudizio di Maria, dal giudizio di una persona che non è più qui per giudicare. Un vecchio che ingoia il Retard quattro volte al giorno. Quaranta milligrammi di nitrati organici per non morire.

Per questo ho preso questa decisione. Lo faccio per me. Lo faccio per Kristina. Non ho bisogno di chiederle nulla, sa già in anticipo quello che voglio, cosa mi piace. La pago, d’accordo, ma lei mi vuole bene davvero.
Lo faccio per Kristina, e perché non potrei fare altrimenti. Non posso far trascorrere altro tempo, devo provvedere. Questa smania, queste pulsioni, devo soffocarle. Ogni giorno estendono il controllo su di me, devo sbrigarmi prima che Kristina mi renda pazzo. Devo sbrigarmi, prima che Kristina arrivi.
Un minuto o due e sarà qui con la spesa.

Ho già preso il Retard senza l’aiuto di Kristina. Quaranta milligrammi per non morire. Sarà contenta che me ne sono ricordato da solo. Sorriderà, la abbraccerò. Lascerà la spesa all’ingresso e mi dirà che devo prendere il Nitrosorbide Retard, si stupirà che l’ho già preso, la abbraccerò e le prenderò la mano. Sorriderà, sorride sempre. Le bacerò la mano, la guiderò sul mio corpo. Sarà sorpresa dal mio spirito, resterà affascinata. Avrò l’uccello duro, non le sembrerà vero. Dirà “finalmente”, e che non aspettava altro. Le dirò scherzando che è la prima badante con cui faccio sesso. Lei riderà, accarezzandomi fra le gambe, ma smetterà subito. Mi fisserà complice.

Dalla poltrona vedo l’ingresso di casa. Vedo la porta schiudersi e Kristina in controluce, o forse no, ho solo scordato di mettere gli occhiali. Lei è in compagnia di un’altra persona, ma non dicono nulla. La porta si chiude senza alcun rumore, i loro passi sono muti, i sacchetti di plastica non frusciano.

Il medico mi ha rifiutato la prescrizione, ma un vecchio amico ha provveduto. Ha detto “Vacci piano, prendine mezza”, ma non posso permettermi che non abbia effetto.

Kristina si avvicina, dice qualcosa sorridendo. Non vedo bene senza occhiali ma sono certo che stia sorridendo, e qualunque cosa dica è un sussurro impercettibile che non sento. La persona che la accompagna è un uomo, un tale mai visto prima, che la tiene per mano. Lei si volta verso di lui, poi verso di me, poi di nuovo verso di lui.
Ho già preso il Retard senza l’aiuto di Kristina. Quaranta milligrammi per non morire, nitrati organici contro l’angina pectoris. Sarà contenta che me ne sono ricordato da solo.

Kristina bacia l’uomo, sono sempre in controluce.

Il viagra sta funzionando, in culo al medico che non ha voluto prescrivermelo, ma ci ha messo un po’. È servita una quarta compressa.

L’ho fatto per Kristina.

Kristina è sempre più vicina, vuole baciarmi. Non sono riuscito a slacciarmi i pantaloni ma la mia erezione avrà gonfiato il cotone e lei lo avrà notato. O forse la stoffa ha ceduto sotto la pressione del mio afflusso sanguigno e il mio cazzo è lì di fuori, duro come non lo era da anni.

Lei si avvicina, mi afferra, finalmente faremo l’amore.

L’ho fatto per Kristina.

Non la vedo quasi più, tanto la passione mi acceca, ma il suo seno è grande, lo so, e non riesco a pensare ad altro. L’ho fatto per Kristina, ho preso il Retard, quaranta milligrammi tre volte al giorno. L’ho fatto per Kristina, il suo seno è così grande, il Viagra ha fatto effetto. L’ho fatto per Kristina, e intanto anche l’uomo che è con lei si avvicina, chissà che cazzo vuole.

L’ho fatto per Kristina.

SV staff

Fatti scredibili

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Lunedì, again. Che brutta cosa! Tenteremo di renderla ancora più brutta. Gabbbbro, non sapendo come spendere le sue domeniche ci manda questa raccolta di fatti conosciuti solo da lui. E forse c'era il perché.






Renzo Filomeni masticava sale e sputava zucchero. Succedeva da un po’. Sua moglie, che era il genere di donna che preferiva di gran lunga una bistecca a una fetta di torta, iniziò a rifiutarsi di baciarlo, disgustata dal sapore melenso della sua saliva, e presto questo divenne un valido motivo per tradirlo con un appassionato di cinema che aveva continuamente la bocca salmastra per via dei pop-corn.
Il suo medico, un giovane riccioluto che a malapena sembrava ascoltare, seppe solo prescrivergli una dieta iposodica che in breve tempo si rivelò inutile. Nessuno show televisivo voleva scritturarlo, perché in televisione i sapori non si capiscono e la sua particolarità non avrebbe meravigliato nessuno, e non c’era bar che avesse bisogno di un’abilità del genere da quando avevano inventato il dolcificante dietetico.
Sul bus, un suo starnuto uccise un’anziana diabetica.
Gli amici lo esortavano a sostituire il sale con lo zucchero, ma sarebbe stato impossibile riuscirci, per uno che non aveva nemmeno provato a smettere di masticare sale.
Le soluzioni più semplici non lo gratificavano, e la sua vita stava divenendo un inferno.



Ivan Koll si risvegliò in una bara. La situazione era terrificante, così preferì dormire altri cinque minuti.



Eliana Mazzucchelli non aveva più la vagina. All’ora di pranzo c’era, ma un paio di ore dopo era sparita. Al suo posto non c’era nulla. Insomma, nulla che la sostituisse. Non c’era un pene o un’altra vagina. Non c’era un vuoto siderale. Non c’erano muscoli esposti o una cicatrizzazione che avesse sigillato le grandi labbra. E nemmeno un folletto o un’altra creatura fantastica. Non c’era un tappo e neanche una fotografia che riproducesse le fattezze di quella che un tempo fu la sua vagina. Semplicemente, non c’era più la vagina. Se ne accorse quando, seduta sul water del suo ufficio al quinto piano di un anonimo palazzo di uffici, non aveva sentito il minimo rumore scaturire dalla sua pipì. Il tipico scroscio moderato ma inesorabile dell’urina che scuote l’acqua sul fondo della tazza, beh, quel suono familiare era stato sostituito dal più totale silenzio. Eppure la pipì l’aveva fatta. Fu quando fece per asciugarsi che si accorse di non avere più la vagina. Passò prima in rassegna tutta una serie di alternative ancor più improbabili del fatto stesso di non avere più la vagina: “Non avrò tolto le mutandine”, pensò; “Forse mi è rimasto un collega incastrato fra le gambe”; “Magari l’ho lasciata a casa”. Ma dovette presto convenire che invece, imprevedibilmente, non aveva più la vagina. E questo scombussolava i suoi piani per il sabato sera.



Anita Berger aveva un incredibile difetto di pronuncia, che le impediva di parlare fingendo di avere un qualsiasi difetto di pronuncia.



Alberto Satrignani allenava contemporaneamente due squadre di calcio. E picchiava i bambini, ma la cosa interessante è che allenava contemporaneamente due squadre di calcio. E dello stesso campionato.
Malgrado la sua professione, non era un uomo troppo carismatico, ma proprio per questo nessuno lo notava e così poteva allenare queste due squadre senza rischiare disapprovazioni. Nessuno si era accorto che l'allenatore delle delle due formazioni era sempre lui. Percepiva due stipendi e nelle interviste esprimeva continue attestazioni di stima verso un particolare allenatore di un’altra squadra, che invariabilmente era lui.
Quando i due schieramenti allenati da Alberto si scontrarono sul campo per la prima volta, nessuno notò che i due allenatori erano vestiti allo stesso modo, né che fosse impossibile vederli abbracciati o uno sulle spalle dell’altro. Le telecamere indugiavano su Alberto alternando le didascalie, prima il nome di una squadra e poi quello dell’altra, e sarebbe stato facile notare la somiglianza fra i due se solo gli spettatori avessero smesso di fissare il loro nuovo televisore per guardare le immagini che ci scorrevano dentro.
La partita fu persa da entrambe le squadre. La carriera di Alberto ne uscì irrimediabilmente compromessa.



gabbbbro






Non c'è sesso senza sesso #9

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Voi mettete il rock 'n roll, perchè sesso e droga oggi, li porta Richi Selva. Un racconto da fumare tutto d'un fiato.

Fumava. Io la guardavo steso sul fianco e lei fumava. Uno spinello di White Widow che “spaccava di brutto”, come disse dopo aver fatto un paio di note.

Anna era solita fumare, prima di fare l’amore.

Mia moglie invece preferiva farlo dopo, molto più classicamente.

Era una tradizione che Anna portava avanti da diversi anni, questa della droga prima del sesso. Fuori dal letto conduceva una vita regolare, ai limiti della noia e all’insegna della salute, ma sotto le lenzuola arrivava a compiere le peggio cose. Tipo apprezzare un brano degli U2, immaginare di guidare una Punto, sognare un futuro in banca per suo figlio dodicenne.

“Chi decide cosa è giusto o sbagliato? In fondo, tradire è nel nostro Dna, è un istinto che reprimiamo per una stupida convenzione sociale” - dissi ad Anna per fare un po’ di conversazione, mentre aspettavo che finisse l’erba.

Mi rispose, accarezzandomi dolcemente in mezzo alle gambe con la mano libera: “Non è questo il punto, non è questione di giusto o sbagliato. E’ che non siamo mica animali, non possiamo fingere di ignorare le conseguenze e il peso delle nostre azioni con la scusa dell’istinto. Non esistono giustificazioni per il tradimento”.

“Mh, sarà, ma adesso basta parlare delle migrazioni di parlamentari verso il gruppo misto”.

Mi misi a baciarle una spalla con intensità poderosa.

Lei spense il mozzicone nel posacenere sul comodino, poi restò incantata a guardare il soffitto, con un leggero sorriso tra le labbra. Quelle del volto.

Intanto continuava ad accarezzarmi tra le cosce.

Eravamo eccitatissimi. Anna anche sballata.
“Dio benedica i cinesi che copiano tutto alla perfezione!” – esclamò per elogiare l’erba, comprata dal muso giallo del secondo piano. L’avevamo incontrato sull’androne, salutandolo e basta, per cortesia, ma lui aveva tirato fuori questa bustina d’erba.
“Sollo deci eulo! Sollo deci eulo!”
A parlare italiano, quel pechinese era un cane. Ma, a quanto pare, la sua roba era buona e non aveva nulla da invidiare alla White Widow originale.

Torniamo ora agli eventi.

Stavamo a letto, quindi, intenti in caldissimi preliminari, quando decidemmo finalmente di passare al fatidico dunque.
Nel giro di pochi secondi passammo da massaggi, carezze e teneri abbracci, a lingue in bocca, capezzoli infuocati e un indecifrabile groviglio di carne.

Gliel’avevo quasi messo dentro, ero proprio lì, che spingevo e aprivo una breccia, quando il chiavistello della porta d’entrata emise un tragico rumore ferraginoso.

Cazzo, cazzo, cazzo.

Di colpo mi si ammosciò. Raggelammo entrambi.
Io balzai in piedi fuori dal letto.

Dal corridoio arrivò il rumore della porta d’entrata che si chiudeva impietosa, e una voce risuonò per la casa come un’inevitabile condanna.
“Amoreeeeee, oggi al lavoro ho finito prima! Quella riunione è saltata all’improvviso, Dio benedica il virus dell’influenza A!!!”.

Seguì una risata spaventosa. Date le circostanze.

Anna mi fissava terrorizzata, restava immobile sotto le lenzuola, nuda e fragile. I suoi occhi si rivolgevano a me con disperazione ma pieni di fede. Riponeva in me ogni residua speranza di salvezza, come se mi reputasse in grado di toglierci, con un colpo di teatro, da quell’incresciosa situazione.

Lei era troppo fumata per reagire e prendere una qualche decisione, era evidente.

Ma io dovevo muovermi.

Raccolsi al volo i miei vestiti da terra, le scarpe, la cintura che avevo legato alla testiera del letto in previsione di qualche giochino estremo, e mi nascosi nell’armadio.

Chiudendo l’anta del guardaroba, nel mentre che il buio mi avvolgeva, nascondendomi più di quanto non facessero tutte quelle camicie e quelle giacche di pessima qualità, vidi il volto di Anna riempirsi di una disperazione ancora maggiore.

Era una soluzione banale quella dell’armadio, lo so, ma cosa potevo fare?

In quello stesso istante la porta della stanza si apri, accompagnata da un banale racconto sui dettagli di quella fatidica riunione di lavoro saltata all’improvviso.
Il racconto si interruppe bruscamente.

Chissà Anna come se la sarebbe cavata, pensai.

Fu in quel momento che realizzai, ahimè, con immensa vergogna, di trovarmi a casa mia.

richi selva

Situazioni

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Giro del mondo in 20 situazioni by mamadami. Riflessioni per il week end.





SITUAZIONI

Sono in Olanda. Mi fumo una canna. Passa un poliziotto. Mi saluta e io ricambio.

Sono in America. Mi fumo una canna. Passa un poliziotto. Un mese di galera.

Sono in Francia. Mi fumo una canna. Passa un poliziotto. Una notte di galera.

Sono in Francia. Mi fumo una canna. Passa un poliziotto. Intono la Marsigliese, urlo Materazzi porco e Zidane eroe. Il poliziotto fuma una canna con me.

Sono in Italia. Mi fumo una canna. Passa un poliziotto. Forse mi fa una multa, forse mi arresta, forse mi smanganella, forse vuole un tiro, forse mi faccio un mese di sert, forse mi lascia andare, nell’indecisione la canna finisce e non ci sono più le prove.

Sono in Germania. Butto una carta per terra. Se mi vedono, o la raccolgo, o mi fanno una multa.

Sono in Svizzera. Butto una carta per terra. Una camionetta di poliziotti mi inchioda davanti. Seicento euro di multa.

Sono in Italia. Butto una carta per terra. Ad Ascoli mi arrestano, a Vipiteno mi fucilano, a Reggio Emilia non gliene frega niente a nessuno, a Verona mi fanno la multa solo se sono negro.

Sono a Londra. Tocco il culo ad una donna. Se lo faccio prima delle sei, mi becco uno schiaffo. Dopo le dieci, forse trombo.

Sono in Marocco. Tocco il culo ad una donna. D’ora in poi dovrò abituarmi a scrivere con la sinistra.

Sono in Italia. Tocco il culo ad una donna. Una denuncia per molestie.

Sono in Italia. Tocco il culo ad una donna, ma sono il presidente. Mi tocca assumerla da qualche parte.

Sono in America. Mi fanno un pompino. Godo un sacco.

Sono in Italia. Mi fanno un pompino. Godo come se fossi in America.

Sono in America. Mi fanno un pompino, ma sono il presidente. Il paese vive enorme lacerazioni interne.

Sono in Italia. Mi fanno un pompino, ma sono il presidente. Guadagno voti.

Sono in Italia. Mi fanno un pompino. Lei è minorenne. Rischio la galera.

Sono in Italia. Mi fanno un pompino. Lei è minorenne. Cazzo! Rischio la galera! Speriamo o di essere o minorenne o il presidente.

Sono italiano, ma pieno di soldi e col futuro assicurato. Guardando la situazione attuale, la trovo tragicomica.

Sono italiano, ma senza nessun santo in paradiso. Guardando la situazione attuale, probabilmente stasera mi ucciderò.

FINE

mamadami

Oggensioni #6 La Grattugia

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Torniamo con la nostra rubrica di pubblica utilità. Se è utile avere delle recensioni sotto effetto di pejote.
Comunque per tutti gli amanti del parmigiano e della pasta con la grattata di pecorino, ecco a voi gabbbbro con la grattugia.

Una grattugia si può acquistare in svariate tipologie di esercizi commerciali: supermercati, piccole rivendite di alimentari, ferramenta, maxistore di arredamento, negozi di grattugie. La mia l’ho comprata in un centro massaggi.
All’inizio ero incerto se prenderla o meno, poiché la grattugia non era nuova ed aveva evidenti segni di usura, ma il commesso del centro massaggi mi ha garantito che lì non la usavano per il formaggio (sapete, sono vegano e la cosa avrebbe rappresentato un problema) e così mi sono convinto. Il tizio in questione aveva il nome, l’accento e l’aspetto di un napoletano, ma era un polinesiano. Bastava avvicinarsi al suo orecchio per sentire il rumore di una conchiglia polinesiana che cade. È stato lui a spiegarmi che, in origine, gli uomini non usavano la grattugia per sbriciolare parmigiano, pane o altri alimenti. L’utensile serviva, bensì, per sgretolare pezzi di polistirolo sui presepi e simulare la neve. Il polinesiano mi ha mostrato come usare la grattugia per fare un massaggio e ha insistito per regalarmi un pezzo di polistirolo, che ovviamente non ho potuto accettare, essendo vegano. Così gli ho promesso di ritornare a Natale per vedere il suo presepe, ma non lo farò.
Quella che ho acquistato è una grattugia a quattro lati, adatta in special modo per le verdure (sapete, sono vegano), ma di grattugie ne esistono un’infinità di modelli: grattugie multifunzione a sei lati, grattugie piatte, grattugie in porcellana per lo zenzero, oroshigane (le temutissime grattugie giapponesi), grattugie per parmigiano, grattugie per noce moscata, grattugie per testicoli, grattugie per grattugie. L’elenco potrebbe continuare a lungo, ma mi limiterò in quanto i miei detrattori mi accusano di ricorrere troppo spesso agli elenchi, nelle mie recensioni. Mi riferisco ad altri recensori meno talentuosi, a lettori saltuari, a blogger invidiosi, a nerd con molto tempo a disposizione, ad abbonati dalla lettera di protesta facile, a lettori affezionati in cerca di ragioni per disaffezionarsi, ad animalisti che hanno perso la bussola, a madri orfane, a figli vedovi e a tutta una serie di altri individui il cui parere conta meno della grattugia di cui stiamo parlando, una grattugia di cui vado peraltro molto fiero.
Parliamo di una grattugia di acciaio inox, con manico in plastica, affettatore per cetrioli su un lato, trama fitta per patate su un altro e una roba appiccicosa che non ho capito cosa sia sul retro. C’è anche lo strumento per fare le carote alla Julienne, anche se sarebbe ora che iniziasse a farsele da sole, ‘ste carote.
La grattugia è in commercio a 9,90 euro. Io, avendola comprata usata, l’ho pagata 70 euro, ma solo perché avevo bisogno della fattura e nel centro massaggi potevano fatturarmi solo i massaggi
Un acquisto indispensabile per gli appassionati di cucina o di strumenti musicali alternativi, e per chi deve grattugiare il grana sul presepe.
gabbbbro