I viaggi ti cambiano dentro

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L'uso di pejote, alcool e droghe sintetiche hanno fatto si che borges partorisse questo assurdo racconto, tranquillamente dimenticabile.



Guidavo verso sud, avevo 1220 miglia di rettilineo davanti, ottimo per chi non vuole affannarsi troppo concentrandosi sulla guida. Solo qualche cactus come riferimento per contare i secondi di noia tra un catus e l'altro, la radio era rotta, cosi' non mi distraevo durante il conteggio dei secondi di noia tra un cactus e l'altro ed un orologio analogico assorbiva tutta la mia attenzione durante l'azione del contare i secondi di noia tra un cactus e l'altro, dato che sono uno che tiene molto alla precisione.

Viaggiavo avendo un serbatoio di 100 litri, ad una velocita' di 50 mph, il che comportava un consumo di 1 litro di benzina ogni 5 miglia. Quindi a meno della meta' di quel rettilineo avevo previsto una sosta, cosa che avvenne dopo 34 cactus contati, una sbandata per appisolamento e vari spasmi della vescica che aspettava un bagno da inondare.

Espletato il bisogno fisiologico, riempito il serbatoio e buttato quello che rimaneva dell'autoradio: proprio per non sentirmi preso per il culo, se non ce l'hai va bene, ma avere un autoradio senza poter ascoltare musica, mi faceva sentire una bestia dentro una gabbia dopo una vita passata libera nella giungla: incazzato, claustrofobico e urlante. Entrai nello store per un caffe' in versione doppia che avrei ingurgitato caldo, un aiuto per spingere quelle pillole di anfetamina che mi portavo dietro, mi servivano a non abbassare la tabella di marcia, essendo come detto un tipo preciso e senza nessuna voglia di arrivare tardi al mio appuntamento, cosa a cui tenevo moltissimo essendo, dopo parecchi mesi, forse l'unica speranza di intascare dei soldi, almeno se quel gran figlio di puttana che mi aveva contattato non fosse lo scherzo di un qualche coglione, la trappola di uno sbirro o solamente il bisogno di cambiare aria.

La puzza di fagioli indicava che il Messico era piu' vicino di quello che pensassi, ma forse i loro confini ogni anno si avvicinano sempre di piu' senza che ce ne accorgiamo, sarebbe interessante poter vedere questi cazzo di confini che si muovono. Pero' mi sa che non sono loro che si muovono, sono i figli liberi di questa grande nazione che stanno cedendo. Dopo essere stati conquistatori, ci tocca essere dei conquistati. Ormai quando chiudo gli occhi vedo un futuro con chili e tacos che sostituiscono il nostro beneamato tacchino.

La cameriera finalmente si accorge dell'unico cliente che ha nel locale, anche io in quanto unico cliente mi sono accorto di lei, cosa semplice dato che e' di una figaggine indiscussa. Che incanto di occhi, pelle color latte, mammelle sode e quelle lentiggini, sicuramente tramandate dall'avo galeotto in fuga dalla bastarda Inghilterra in cerca di opportunita'. Chissa' che storia avrebbe da raccontarmi, di sicuro se le pagassi un extra dopo il caffe' lo verrei a sapere, dato che a quanto pare carne WASP non ne gira troppa in giro e a dirla tutta prima mi sono liberato solo del piscio, ho ancora della pesantezza dentro lo scroto. In giro di sicuro vedra' solo bastardi sifilitici e cacafagioli che dopo aver impestato molti devoti yankee usando le loro figlie come esca, cercano di trasformarci in tanti piccoli Zapata.

Mi avra' letto nel pensiero, arriva e mi sbatte il caffe' davanti porgendomi la vista dei seni, chiaro invito per un uomo bianco, democratico che crede nelle opportunita' da cogliere di tirargliele fuori e succhiargliele fino a farla gridare. Se ne ando' lanciando uno sguardo malizioso, ma sinceramente anche una grattata di palle l'avrei presa per qualcosa di malizioso, scherzi del testosterone che ribolliva.

La raggiunsi in cucina, era da sola, di spalle, il reggiseno in vista e la gonnella sopra il ginocchio, la sua divisa era lo stereotipo delle divise da cameriera ed ebbe l'effeto pillola blu per me. Non mi feci pregare, sentendo un movimento spontaneo al basso ventre, mi avvicinai, a quanto pare non era una di primo pelo, le sue uniche parole furono: “100$ ora, niente pompino ne figa, solo tette e culo e i 100$ li voglio subito”.
Misi i soldi sul tavolo, tolsi i pantaloni e mi avvicinai a lei che continuava a stare di spalle, lo presi come un chiaro invito, tolsi anche le mutande e glielo strofinai da dietro, fu un secondo lungo un'eternita'. Poi il buio totale. Accade tutto molto velocemente, in verita' mi sentivo come se lo vivessi in un infinito slow motion. Dalla sua mano compari' un coltello che mi sfregio la guancia, urlai di dolore, paura, sorpresa, subito il dolore aumento', senti il peso di tutto il suo corpo sulle mie palle, che bestia avevo davanti? Continuo' a fendere coltellate in punti non vitali, io ormai ero un sacco vuoto rassegnato. Mi sollevo e mi porto vicino al fornello, mi brucio' l'altra guancia, ricordo che il mio corpo chiedeva di svenire o morire, ma le scariche di adrenalina mi lasciavano con gli occhi sbarrati. Mi butto' di nuovo a terra, con del nastro isolante mi lego' alle basi delle due cucine industriali, si avvicino' com un sorriso da bambina sadica e zac, evirato. Dal centro del mio corpo usciva sangue, non piu' la parte che faceva di me un uomo ma una cavita', neanche il tempo di inorridire e me lo infilo' in bocca, bloccandolo com altro nastro isolante. Sentivo che le forze finalmente stavano venendo meno. L' ultima cosa che vidi fu: lei sopra di me che si abbassava le mutande e mi pisciava di sopra.


4 del mattino, era il caso di andare a letto, la serata era stata buona ma stancante. Mancavano ancora 40mila dollari da dare a quella troietta per riavere la mia liberta'.
Ora mi chiamo Jenny e faccio la vita, riuscire ad andarmene da questo inferno e' l'unica cosa che mi fa andare avanti.

borges