Il cielo sopra il Belgio, 1944

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Ci sono persone in grado di esporre pacatamente il proprio punto di vista, moderati osservatori la cui sensibilità, ai limiti della remissività, si apre curiosa al multiculturalismo. Credo che Yossarian ne abbia uccisi diversi di questi personaggi, trovando comunque il tempo di scrivere questo racconto.




Il 20 novembre del penultimo anno di guerra, il maggiore Jack Ilfrey del 79simo squadrone da caccia dell'aviazione statunitense era impegnato nel mitragliamento a volo radente di un aereoporto tedesco nei pressi di Maastricht, quando il Mustang del suo compagno d'ala Duane Kelso fu colpito dalla Flak (contraerea tedesca e acronimo di Fliegerabwehrkanone, artiglieria antiaerea) e fu costretto a un atterraggio di fortuna nei pressi della pista dell'aerodromo nemico.
Nel giro di pochi secondi, Ilfrey decise di soccorrere l'amico e commilitone nell'unica maniera possibile. Dopo aver effettuato una strettissima virata per riposizionarsi sull'aereoporto, Ilfrey scese in picchiata col suo Mustang mitragliando le postazione antiaeree dei crucchi, abbassò i carrelli del velivolo e atterrò sulla pista, in mezzo a una grandine di piombo e traccianti, fermandosi a pochi metri di distanza dall'apparecchio ormai inservibile di Kelso.
Una volta arrestatosi, Ilfrey sollevò la cupola di plexiglass, balzò sull'ala del suo Mustang e, dopo aver estratto e gettato via il canotto gonfiabile e il paracadute dall'abitacolo, urlò a Kelso di saltare con lui dentro al posto di pilotaggio.
Il tutto sotto il fuoco tedesco.
Kelso non se lo fece ripetere due volte e una volta sull'ala fu sollevato letteralmente di peso da Ilfrey che lo spinse senza troppi complimenti sul sedile del caccia.

Ora: il P-51 D Mustang era probabilmente il più elegante e miglior caccia con motore a pistone della storia dell'aviazione, ma era un velivolo monoposto, e lo spazio all'interno dell'abitacolo era economizzato al millimetro per un singolo occupante, più paracadute e canotto gonfiabile di salvataggio.
Ilfrey questo lo sapeva bene, e infatti, una volta che Kelso prese posto all'interno, si rese conto che se due persone potevano con grande fatica accovacciarsi una sopra l'altra sul sedile, e una di esse afferrava la cloche, non c'era assolutamente modo che quattro gambe potessero manovrare i pedali del timone di coda, strumento assolutamente vitale per decollare e togliersi elegantemente dai coglioni alla velocità della luce.

Così, si fece venire un'idea istantanea, e strillò concitatamente a Kelso di allungare le gambe e manovrare i pedali, mentre lui, accovacciato nella "posizione del loto" in grembo al compagno, avrebbe tenuto la cloche.
Una volta chiusa la cupola e avviato il motore, Ilfrey si ritrovò letteralmente compresso contro il plexiglass, con uno spazio di pochi centimetri, appena sufficiente per guardare avanti e decollare.
E in quel momento, mentre intorno a loro continuava a volare piombo, i tedeschi si avvicinavano e il Mustang rullava sulla pista a tutta velocità verso il cielo e la salvezza, Ilfrey si girò quei pochi centimetri che l'angusto spazio permetteva verso l'amico, e sogghignando esclamò:

«Kelso, testa di cazzo, non fartelo venire duro adesso, o siamo morti entrambi...»

I due piloti sopravvissero alla guerra e questa temo sia una storia vera.


Yossarian.

Bellissima.

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Se mi avessero raccontato la storia così, avrei studiato di meno. Grande Yoss.

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