Non c'è sesso senza sesso #7

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Ancora un nuovo partecipante. Chi è? Lo sa borges, che però in questo momento è in riunione. O almeno questa è la scusa che ha cominciato a usare più spesso con me che con sua moglie. Il suo nickname è marco. Immaginatevi quanto deve essere noioso il nome vero.

Tutto mi basta e di tutto necessito.
Tutto va bene e tutto non va mai come dovrebbe.
Tutto mi piace e tutto disprezzo.
A volte fumo e a volte no.


Correre velocemente verso nessun posto per saltare in un precipizio che non arriva mai: il vuoto nel corpo cresce e mi riempie.

Sono le diciassette e trentatré. Arrivo alla fortezza. Scendo dalla macchina, butto un occhio in giro: non c'’è nessuno. Un posto ideale per stare tranquilli. E il panorama è una bellezza: le colline verdeggiate dagli abeti, la cima del vettore imbiancata dall'’ultima neve, le badanti russe che succhiano il cazzo al vecchio di turno. Mi è proprio venuta voglia di fumare una sigaretta e bere una birra.

Scendo le scale e arrivo a quelle riparate dagli alberi. Mi siedo e prendo le sigarette. Ne accendo una. Faccio un tiro. Un altro. Un altro. Un altro. Un altro. Un altro. Un altro. Un altro. Un altro. Un altro. Un altro. Un altro. Un altro. Un altro. Tossisco. Schiarisco e butto tutto giù. Che schifo. Ma almeno sono sazio. Apro la borsa, prendo una birra, una Tuborg da sessantasei. La stappo e faccio un sorso. Un altro. Un altro. Faccio un tiro di sigaretta. Un altro. Un altro. Un altro. Poi la butto in mezzo alle foglie. Riprendo la birra. Un sorso. Un altro. Sono le diciotto e ventisette. Sono le diciotto e ventisette e devo pisciare: ho bisogno di espiare i miei peccati.
Sbottono i pantaloni abbassando le mie difese e un brivido caldo mi percorre la schiena, stimolo l'’osso sacro cercando di prolungare questo piacere fino a quando la mia vescica non si svuota. Cancellate le mie colpe, strizzo ben bene e rimetto tutto in ordine. Appena in tempo perché sento il rumore di un motorino che arriva. Si ferma. Si spegne.
"“Francesco!”".

È Lara. Uh, che sorpresa. La saluto e lei ricambia. Le passo la canna, fa qualche tiro. Le dico di finirla che intanto ne avrei preparata un'’altra. Lei mi parla delle ultime storie che ha avuto. Di quanto le piaccia il suo migliore amico. Di un flirt con il suo professore di educazione fisica. E soprattutto di una storia con un uomo sui trentasei anni. Ci è stata a letto sei volte in quattro giorni. E conosce il suo nome solo da due.

Lara prende un’'altra birra, la apre, la beve. Faccio un sorso anch'io. Un altro. Un altro. E ancora un altro. Accendo la canna, faccio un tiro. Un altro. Un altro. Un altro. Un altro. Tossisco, tossisco ancora e mi rimbomba dietro la testa. Sento una mano che mi preme sulla nuca. Un sorso di birra. Un altro. Faccio un ultimo tiro e la passo a Lara. La guardo mentre fuma, un gradino sotto di me. Appoggiata con la testa sulle mie gambe guarda in avanti con lo sguardo perso nel vuoto, entrambi immersi nel silenzio e riesco a sentire l'’odore, l'’odore della sua purezza sudicia, il ricambio d'ossigeno della mia asfissia. E poi, sebbene pensi che lei non possa pulire lo sporco che sento dentro, è pur sempre una scopata.

Perché Lara è una troia, Lara è disprezzata dagli altri. E gli altri non sono in grado di oltrepassare le soglie dell'’effimero, dei momenti che finiranno per i quali vale la pena vivere.

Mi chino e la bacio. Il collo. L'orecchio. La bocca. Chiude gli occhi e si lascia andare completamente a me. Mi sposto e le sono sopra continuandola a baciare, e dalla bocca torno al mento e scendendo fino allo sterno. Si toglie la maglietta e, mentre lo fa, la prendo all’'ombelico scoperto slacciandole il reggiseno. Lei intanto mi leva la felpa mentre tira giù i jeans e le mutandine. Eccola lì, la crestina di zero virgola quattro millimetri, la mia piccola fonte di gioia.
E continuo a baciarla oliando i meccanismi, sento scendere la sua essenza. Dice che vuole avermi dentro. Mi chiede se ho il preservativo. Le rispondo con l'ultima dichiarazione del Papa in merito ma sembra non avere molta importanza. Si mette a cavallo sopra di me, sbaraglia le mie difese, le sono dentro.

La gioia nei tuoi occhi e in quello che ricevi,
la mia miglior vendetta per quando te ne andrai.
La mia mancanza, unita a ciò che hai preferito,
grande quanto quello che ti ho dato.
E dentro me, di te, spero che non rimanga nulla.

marco

Tanto di cappella. E' bellissimo. Minchia che stile.

quoto richi. impressionato.

Era più carino se Lara non gliela dava perchè LUI è speciale ;)))

WIN a Richiselva.

Veri gud.

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