Non c'è sesso senza sesso #9

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Voi mettete il rock 'n roll, perchè sesso e droga oggi, li porta Richi Selva. Un racconto da fumare tutto d'un fiato.

Fumava. Io la guardavo steso sul fianco e lei fumava. Uno spinello di White Widow che “spaccava di brutto”, come disse dopo aver fatto un paio di note.

Anna era solita fumare, prima di fare l’amore.

Mia moglie invece preferiva farlo dopo, molto più classicamente.

Era una tradizione che Anna portava avanti da diversi anni, questa della droga prima del sesso. Fuori dal letto conduceva una vita regolare, ai limiti della noia e all’insegna della salute, ma sotto le lenzuola arrivava a compiere le peggio cose. Tipo apprezzare un brano degli U2, immaginare di guidare una Punto, sognare un futuro in banca per suo figlio dodicenne.

“Chi decide cosa è giusto o sbagliato? In fondo, tradire è nel nostro Dna, è un istinto che reprimiamo per una stupida convenzione sociale” - dissi ad Anna per fare un po’ di conversazione, mentre aspettavo che finisse l’erba.

Mi rispose, accarezzandomi dolcemente in mezzo alle gambe con la mano libera: “Non è questo il punto, non è questione di giusto o sbagliato. E’ che non siamo mica animali, non possiamo fingere di ignorare le conseguenze e il peso delle nostre azioni con la scusa dell’istinto. Non esistono giustificazioni per il tradimento”.

“Mh, sarà, ma adesso basta parlare delle migrazioni di parlamentari verso il gruppo misto”.

Mi misi a baciarle una spalla con intensità poderosa.

Lei spense il mozzicone nel posacenere sul comodino, poi restò incantata a guardare il soffitto, con un leggero sorriso tra le labbra. Quelle del volto.

Intanto continuava ad accarezzarmi tra le cosce.

Eravamo eccitatissimi. Anna anche sballata.
“Dio benedica i cinesi che copiano tutto alla perfezione!” – esclamò per elogiare l’erba, comprata dal muso giallo del secondo piano. L’avevamo incontrato sull’androne, salutandolo e basta, per cortesia, ma lui aveva tirato fuori questa bustina d’erba.
“Sollo deci eulo! Sollo deci eulo!”
A parlare italiano, quel pechinese era un cane. Ma, a quanto pare, la sua roba era buona e non aveva nulla da invidiare alla White Widow originale.

Torniamo ora agli eventi.

Stavamo a letto, quindi, intenti in caldissimi preliminari, quando decidemmo finalmente di passare al fatidico dunque.
Nel giro di pochi secondi passammo da massaggi, carezze e teneri abbracci, a lingue in bocca, capezzoli infuocati e un indecifrabile groviglio di carne.

Gliel’avevo quasi messo dentro, ero proprio lì, che spingevo e aprivo una breccia, quando il chiavistello della porta d’entrata emise un tragico rumore ferraginoso.

Cazzo, cazzo, cazzo.

Di colpo mi si ammosciò. Raggelammo entrambi.
Io balzai in piedi fuori dal letto.

Dal corridoio arrivò il rumore della porta d’entrata che si chiudeva impietosa, e una voce risuonò per la casa come un’inevitabile condanna.
“Amoreeeeee, oggi al lavoro ho finito prima! Quella riunione è saltata all’improvviso, Dio benedica il virus dell’influenza A!!!”.

Seguì una risata spaventosa. Date le circostanze.

Anna mi fissava terrorizzata, restava immobile sotto le lenzuola, nuda e fragile. I suoi occhi si rivolgevano a me con disperazione ma pieni di fede. Riponeva in me ogni residua speranza di salvezza, come se mi reputasse in grado di toglierci, con un colpo di teatro, da quell’incresciosa situazione.

Lei era troppo fumata per reagire e prendere una qualche decisione, era evidente.

Ma io dovevo muovermi.

Raccolsi al volo i miei vestiti da terra, le scarpe, la cintura che avevo legato alla testiera del letto in previsione di qualche giochino estremo, e mi nascosi nell’armadio.

Chiudendo l’anta del guardaroba, nel mentre che il buio mi avvolgeva, nascondendomi più di quanto non facessero tutte quelle camicie e quelle giacche di pessima qualità, vidi il volto di Anna riempirsi di una disperazione ancora maggiore.

Era una soluzione banale quella dell’armadio, lo so, ma cosa potevo fare?

In quello stesso istante la porta della stanza si apri, accompagnata da un banale racconto sui dettagli di quella fatidica riunione di lavoro saltata all’improvviso.
Il racconto si interruppe bruscamente.

Chissà Anna come se la sarebbe cavata, pensai.

Fu in quel momento che realizzai, ahimè, con immensa vergogna, di trovarmi a casa mia.

richi selva