Gabbbbriografie - Corinne Genevois (Scrittrice)

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Visto l'importanza del personaggio, la sua lunga vita e le sue peripezie. La bbbbriografia di oggi la postiamo in due puntate

Per descrivere Corinne Genevois basterebbe usare le parole di Hernest Hemingway: “una voce che potrebbe spezzarti il cuore, un corpo stupendo e il volto di una bellezza senza tempo”, ma la definizione non calza affatto ed inoltre Hemingway si riferiva a Marlene Dietrich.

Nata a Napoli nel 1904, suo padre era un compositore francese mentre sua madre era un compositore francese, ma con i baffi. I due erano in Italia in quanto autori delle musiche per lo spettacolo della ballerina Cléo de Mérode, leggenda del caffè-concerto parigino e modella di Toulouse-Lautrec e Degas. Cléo de Mérode è nella città partenopea per esibirsi al Salone Margherita, dal quale però va via delusa per non aver incontrato Pippo Franco e Pier Francesco Pingitore.
Partorita in un vicolo di Rione Sanità (che i coniugi Genevois, visto il nome, scambiano per un ospedale), Corinne resterà a Napoli solo per altri due giorni prima che i suoi genitori tornino a Lione, ma è un tempo sufficiente affinché non riesca più a correggere uno spiccato accento napoletano per il resto della sua vita.

L'infanzia a Lione scorre in maniera turbolenta: nonostante i Genevois la adorino e la considerino “la più grande delle benedizioni possibili” (come scriveranno nella loro lettera d'addio prima di gettarsi sotto il rapido Lyon – Saint-Étienne), non riescono a perdonarle il fatto di essere nata.
Corinne è una bambina isolata, timida e tremendamente vendicativa, i cui lineamenti delicati ricordano incredibilmente i polpacci di Jack Johnson, afro-americano campione dei pesi massimi nel 1910.
Catherine Deneuve, omonima zia della famosa attrice nonché domestica dei Genevois fino al 1919, ha dichiarato nel documentario di History Channel Perché Ti Ostini a Scrivere? che Corinne “aveva frequenti rapporti sessuali con una bambola di nome Marie”, durati fino all'arrivo dell'adolescenza. Quando, nel 1916, Marie confessa a Corinne di essersi riscoperta eterosessuale e di avere una storia col clown a molla, la bambina dà in escandescenze e la riduce in brandelli. La piccola riesce a sedare la depressione che deriva dall'episodio solo grazie alla lettura dei primi romanzi della sua vita, in maniera particolare La Certosa di Parma di Stendhal e La Certosa di Pavia di Egidio Galbani: se lo stile di Stendhal la influenza nella ricerca del realismo descrittivo, quello di Galbani per la Genevois “vuol dire fiducia”, come sosterrà nelle sue Tèsi Tése (Mondadori, 1932).

Alla morte dei genitori, nel 1919, Corinne si rifiuta di essere trasferita in un orfanotrofio preferendo essere affidata allo zio Jon Coubert, noto pederasta riconosciuto a livello internazionale come noto pederasta riconosciuto a livello internazionale. Suo il motto “giusto o sbagliato non può essere reato” riferito alla pedofilia.
Dopo appena due mesi di convivenza, però, Jon Coubert abbandona la piccola dichiarandosi “disgustato dalle sue deviazioni sessuali” e si trasferisce a Boston dove diventerà in seguito sacerdote della Cattedrale della Santa Croce.

Corinne non accetta in alcun modo l'idea di finire in un istituto e riesce a nascondersi nel solaio di una casa di tolleranza per i sei anni successivi nutrendosi di topi e rancori. In questo esilio autoimposto vengono partoriti i suoi primi romanzi, dove è ancora forte l'influenza gotica dei suoi autori di riferimento, primi fra tutti John William Polidori, Edgar Allan Poe e Susanna Tamaro. È quella che verrà poi definita da Roger Caillois nella sua Anthologie du Fantastique la “trilogia deprimente”, dove “trilogia” si riferisce al numero dei romanzi e “deprimente” vuol dire “parecchio deprimente”: Il Giardino delle Piante Infestanti (1920), Masticando Lamette (1922) e Un Dito nel Terzo Occhio (1923), risposta feroce in chiave anatomica a Siddartha di Hermann Hesse pubblicato l'anno precedente.

Nel 1925 scende per la prima volta dal solaio del bordello ed inizia a lavorare dabbasso, col nomignolo di Corinne la Topa, chiaro riferimento al suo alito.
Diviene l'entreneuse più ricercata di Lione dagli uomini con menomazioni fisiche e nel 1926 rimane incinta di un cliente mai identificato e dà alla luce la piccola Jolande, che si getterà non ancora sedicenne sotto il rapido Lyon – Saint- Étienne non perdonando alla madre di essere nata prima di lei. La maternità trasforma radicalmente la Genevois da misantropa bisbetica ad asociale intrattabile, e la rende molto attraente dal punto di vista dell'elettromagnetismo.
Durante questi anni partorisce i suoi romanzi del “ciclo rosa”, fra cui Porpora (1926), Magenta (1927) e il meno noto Incarnato Prugna (1928), nonché, nello stesso anno, il trattato di critica culinaria Salsa Rosa, recentemente ristampato in Italia dalle edizioni Gambero Rosso.

(to be continued)

Finora la migliore gabbbbbriografia. E le altre erano notevoli.

Davvero bella!


Peccato per l'impaginazione senza giustificato.


Fossi in G. chiederei i danni all'editore...

Magari servendosi di un avvocato! Non ci provi, si goda la lettura e metta l'offerta nel cestino grazie. :D

Abbiamo patteggiato: io non chiedo danni a loro, loro non li chiedono a me.
Così c'è insoddisfazione reciproca.

Mi accodo ai complimenti.
Ps: insoddisfazione reciproca? E quella degli avvocati, che così non lavorano più, non la considerate?

Mi accodo anch'io ai complimenti. E da quanto leggo nel diario del mio prozio Eugène De Mamadam, noto frequentatore di bordelli del secolo scorso, Corinne era proprio una gran topa.

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