Pensieri scarsi#1 (nel senso di unici)

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Signore e signori ecco a voi il primo post su SenzaVoglia di Richi Selva, stimato autore di Spinoza.it e Umore Maligno (a noi invece sta un po' sul culo, anche perchè abbiamo rotto il porcellino per pagargli il pezzo che, va da sé, è bellissimo). Buon divertimento.



Sono in ferramenta. Attendo.

Tutte le volte che sono in coda per qualcosa mi viene in mente Bukowski.

Stiamo tutti in giro in attesa di morire e nel frattempo facciamo alcune cosette. Certuni neanche le cosette.

In realtà di Bukowsi e le attese me ne viene sempre in mente un'altra di cosa che aveva scritto, una sul fatto che passiamo la vita ad aspettare, in coda di qua, in coda di là, e così via, il tutto senza un cazzo di senso compiuto per le nostre vuote vite. Solo che quel pezzo me lo ricordo molto vagamente, questo sull'essere sempre e comunque in attesa di morire un po' meglio, quindi finisco per pensare a quella frase.

Che non è proprio così, ma qualcosa di simile. In genere, specie se sono in coda, non so citare a memoria con esattezza.
Neppure le mie poesie.

(Sì, scrivo poesie. Tristissime poesie. E ciò accade spesso, nella mia mente, quando sono in coda da qualche parte. Specie quando sono in coda in una ferramenta. E uno dei posti migliori per fantasticare in versi.)

(Oh, martello sullo scaffale/io anelo a poterti afferrare/in fondo c’è poco di male/se molte teste vorrei fracassare)

A causa delle tre ore che sto qui ad aspettare.

…………………….

La signora davanti a me ha finito, non si è ben capito cosa abbia comprato e perché abbia obbligato la negoziante a stare tutto quel tempo in magazzino a cercare il misterioso prodotto.

Ce n‘è un’altra, adesso. Poi toccherà a me.

La donna ha sui sessant’anni, portati malissimo, ed ha un accento piemontese lievemente marcato. Lo si sente anche nei colpi di tosse.

Si avvicina al banco e dice: “Buongiorno, neh, mi servirebbe, neh, cortesemente, se ce l’ha, un po’ di (nome prodotto incomprensibile)” .

Dovete scusarmi, sono un ascoltatore professionista, ma ho problemi d’udito.

La tipa del negozio assume uno sguardo duro, porta le mani unite al ventre, in un istintivo gesto di chiusura e risponde: “Signora, non è possibile, è fuorilegge”.

Lo scandisce lentamente.
Fuoooriiileeeggggeee.

Io non ho capito cos’abbia chiesto quella signora già un po’ anziana, ma comincio a pensare che per il mio Plutonio si farà dura.

(il racconto è finito, è tutto qui, ma giusto per togliervi la curiosità: la signora voleva qualcosa a base di canfora, contro le tarme. A quanto pare la canfora fa malissimo e se la usavate sotto forma di olio per scaldarvi i muscoli prima della partita, della corsa campestre, della scalata in montagna, dello shopping subacqueo, se permettevate ad ambigui massaggiatori di palpare le vostre cosce ed i vostri glutei con la scusa di spargere il magico unguento, in virtù di chissà quale performance sportiva, allora bene, sappiate che eravate spacciati e che lo siete ancor di più adesso. A causa della canfora, ebbene sì.)

Buone cose a tutti, chiunque voi siate.