Ritorna gabbbbro con le sue oggensioni. Stavolta dopo avere risolto dei problemi in questura, causati dal suo ferreo attaccamento al lavoro e alla prova sul campo.
Ricevo spesso richieste di recensioni da parte di riviste di settore: il bollettino odontoiatrico Ponti senza Punti, il magazine sull’imballaggio A Tutto Pluriball e la testata di ornitologia l’Osservatore Romano, per dirne alcuni. Ma quando mi hanno contattato da Desabillè per recensire della biancheria intima femminile sono rimasto senza parole: perché non mi ero abbonato prima a quella rivista?
Così ho chiesto a mia moglie di scrivere per mio conto la recensione di un paio di mutandine (sospettavo da tempo che anche lei ne facesse uso). Purtroppo non è stata molto collaborativa e mi ha consigliato di indossarne un paio io stesso per farmi un’idea, oppure di fare un’indagine in luoghi molto frequentati dal genere femminile come palestre, fabbriche e sotto alle scrivanie. Ho fatto, perciò, un tentativo in una scuola elementare, ma la scelta ha comportato soltanto una serie di conseguenze spiacevoli che illustrerò presto nel dettaglio recensendo i seggiolini di plastica delle questure.
Ho dunque pensato di fare un copia e incolla da qualche sito specializzato: tentativo inutile perché la biancheria rimaneva indosso alle modelle per troppo poco tempo.
Non sapevo come fare, l’unico aspetto tecnico che conoscevo delle mutande è che si tratta di un nome difettivo, come le forbici, i pantaloni e le esequie. E quelli di Desabillè non sembravano affatto interessati alla cosa.
Ho dovuto quindi rinunciare a scrivere l’articolo, rimediando in compenso numerosi cataloghi.
Allora non potevo prevedere che, di lì a due settimane, mi sarei ritrovato, per via di un’inspiegabile concatenazione di eventi, ad indossare mutandine da donna. Così ho scritto una recensione che ho inviato alla rivista Desabillè (senza accorgermi peraltro che si trattava di un’altra rivista di nome Desabillè, un trimestrale dedicato agli esibizionisti dei parchi gioco) e della quale riporto una sintesi
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Ne hanno fatta di strada le mutandine da quando era vietato nominarle e venivano chiamate tubi della decenza. Che siano slip, tanga, perizoma, culotte o brasiliane, le mutandine da donna le chiamiamo sempre mutandine, anche se a indossarle è un donnone di centotrenta chili.
Ho provato per voi un perizoma gonnellino rosa shocking con inserti in pizzo nero ed orli increspati, consigliato per ottenere un effetto vedo non vedo e, in caso di taglie più generose, per travestirsi da tenda di broccato. Lo produce la ditta Leg Avenue di Los Angeles, abbinato ad un reggiseno che dicono sia molto utile quando hai un seno. La coppia è venduta in Italia a 38 euro, mentre separati costano di più perché ci sono le spese legali per il divorzio.
La qualità dei tessuti e delle cuciture è notevole ma, una volta indosso, il risultato è diverso da quello che si vede nella foto sulla confezione (e vi assicuro che sono il sosia perfetto della modella). Così mi sono messo in contatto con la modella stessa per un confronto di opinioni e, dopo decine di telefonate, ha confermato le mie stesse impressioni. Nonostante i suoi avvocati sostengano un’altra versione.
Gli elementi di questo perizoma concorrono tutti a farne un indumento vistoso ed elaborato, che mal si accompagna a reggicalze e stringivita. Consiglio piuttosto di abbinarlo ad autoreggenti, guanti in seta di media lunghezza e donne.
gabbbbro