Non è cosa di tutti giorni ospitare Claude Monet in casa. Sono quelle esperienze, che ti segnano e che devi imprimere in un diario per potere gustare ogni tanto, il ricordo di quei giorni incredibili.
Cara Elena, oggi Monet è arrivato a casa mia. Non lo aspettavo, e in tutta sincerità ero convinto che fosse morto da ottantaquattro anni. Quando gli ho aperto la porta ha dipinto un paio di ritratti della mia faccia smandibolata per lo stupore, poi ha domandato cosa ci fosse per cena.
Fa tutto con estrema rapidità, e pretende che non si accenda mai la luce. Mentre io scrivo questa pagina di diario, lui termina il suo diario dell’anno prossimo.
Non ero preparato a questa visita, altrimenti avrei fatto rimuovere le ninfee dal giardino qui sotto.
***
Cara Elena, la prima notte con Monet è stata un incubo. Lui continuava a dipingere nel buio ed ora la casa è piena di tele blu e grigie che non significano nulla. Non so da dove le tiri fuori, ma tra poco qui dentro sarà impossibile stare. E temo per gli incendi.
Nella disgrazia mi conforta che lui parli solo francese così non debbo interessarmi di quello che dice.
***
Cara Elena, la situazione è precipitata. Ho mostrato a Monet una fotocamera digitale e lui è andato su tutte le furie. Ho provato a spiegargli che la fotografia esisteva già nel diciannovesimo secolo, ma ho solo peggiorato le cose. Adesso è in bagno che dipinge dodici tele al secondo, del rubinetto che perde servendosi della poca luce che filtra dalla piccola finestrella.
Credo che la cosa che lo ha maggiormente offeso sia il flash.
***
Cara Elena, Monet ha scoperto l’autoscatto. Non chiedermi come abbia fatto, in qual momento ero fuori che cercavo di sbarazzarmi delle sue tele (riuscendo tra l’altro a vendere solo le ninfee e solo convincendo gli acquirenti che si tratta di semplici stampe - gli originali hanno meno successo delle stampe, così meditavo di fotocopiarli). Sono rientrato in casa e l’ho trovato seduto su uno sgabello, con una tela sul cavalletto e la macchina fotografica piazzata su un treppiede, proprio di fronte a lui. Ad ogni scatto, lui replicava con una tela, al ritmo di uno scatto ogni cinque secondi. Urlava parole in francese che non ho capito, ma penso che si trattasse di una specie di gara di velocità.
La memoria della fotocamera è piena di ritratti di Monet che ride, piange, mostra i denti mentre dipinge. Occhi spiritati e fili di bava tesi fra i denti superiori e quelli inferiori.
Il salotto e ormai imbrattato di pittura ad olio in ogni angolo.
(continua)
gabbbbro
Cara Elena, oggi Monet è arrivato a casa mia. Non lo aspettavo, e in tutta sincerità ero convinto che fosse morto da ottantaquattro anni. Quando gli ho aperto la porta ha dipinto un paio di ritratti della mia faccia smandibolata per lo stupore, poi ha domandato cosa ci fosse per cena.
Fa tutto con estrema rapidità, e pretende che non si accenda mai la luce. Mentre io scrivo questa pagina di diario, lui termina il suo diario dell’anno prossimo.
Non ero preparato a questa visita, altrimenti avrei fatto rimuovere le ninfee dal giardino qui sotto.
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Cara Elena, la prima notte con Monet è stata un incubo. Lui continuava a dipingere nel buio ed ora la casa è piena di tele blu e grigie che non significano nulla. Non so da dove le tiri fuori, ma tra poco qui dentro sarà impossibile stare. E temo per gli incendi.
Nella disgrazia mi conforta che lui parli solo francese così non debbo interessarmi di quello che dice.
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Cara Elena, la situazione è precipitata. Ho mostrato a Monet una fotocamera digitale e lui è andato su tutte le furie. Ho provato a spiegargli che la fotografia esisteva già nel diciannovesimo secolo, ma ho solo peggiorato le cose. Adesso è in bagno che dipinge dodici tele al secondo, del rubinetto che perde servendosi della poca luce che filtra dalla piccola finestrella.
Credo che la cosa che lo ha maggiormente offeso sia il flash.
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Cara Elena, Monet ha scoperto l’autoscatto. Non chiedermi come abbia fatto, in qual momento ero fuori che cercavo di sbarazzarmi delle sue tele (riuscendo tra l’altro a vendere solo le ninfee e solo convincendo gli acquirenti che si tratta di semplici stampe - gli originali hanno meno successo delle stampe, così meditavo di fotocopiarli). Sono rientrato in casa e l’ho trovato seduto su uno sgabello, con una tela sul cavalletto e la macchina fotografica piazzata su un treppiede, proprio di fronte a lui. Ad ogni scatto, lui replicava con una tela, al ritmo di uno scatto ogni cinque secondi. Urlava parole in francese che non ho capito, ma penso che si trattasse di una specie di gara di velocità.
La memoria della fotocamera è piena di ritratti di Monet che ride, piange, mostra i denti mentre dipinge. Occhi spiritati e fili di bava tesi fra i denti superiori e quelli inferiori.
Il salotto e ormai imbrattato di pittura ad olio in ogni angolo.
(continua)
gabbbbro
Bellissimo Gab. Sarebbe inutile farti i complimenti, quindi te li faccio più volentieri.
sembra proprio un sogno, ne ha la logica. bello.
Elena, chi é?
Molto molto bello. Attendo sviluppi e autoscatti.
Luisetta
Io sarei anche stufa di complimentarvi a ogni pie' sospinto.
Affidate un pezzo a Luca e vedrete che non applaudirò. ;)
Li prendo io, gli scarti di Monet. Gabbbbro è un grande.