Mamadami
Mamadami
venerdì 24 settembre 2010 13:13 Pubblicato da borlafia
Etichette: autunno tiepido , borges , minuscolezze
borges
giovedì 23 settembre 2010 15:36 Pubblicato da borlafia
Etichette: borges , libri inesistenti , masss , recessioni
Libri che il Marchese DeSade aveva chiesto a suo cugino napoletano
Autore: Roberto Xaviano
Titolo: Sodoma
Edizione:Montature
Collana:State Giù
Contenuti:L'origine del gioco della saponetta e suoi derivati
masss
venerdì 17 settembre 2010 09:00 Pubblicato da borlafia
Etichette: autunno tiepido , evasione , mu ho
Pare che non arriverò mai a prendere una pensione. I motivi sono tanti ma uno per tutti: ho sempre lavorato in nero. Lo so che questo fa di me un evasore fiscale, ma d’altronde c’è da dire non mi ci sto arricchendo. Un piccolo lavoro da 800 euro mensili, senza ferie, malattia e contributi naturalmente. Condividendo l’appartamento con un paio di studenti universitari alla fine ci si sopravvive e ogni tanto ci scappa pure la festa con spinello. E ogni tanto anche una studentessa ubriaca e carina. Non so se valga la rinuncia alla pensione, però sono bei momenti. In realtà non credo che un uomo debba andare in pensione. Non è naturale. Uno dovrebbe lavorare fino a che il fisico glielo permette e poi, quando non glielo permette più dovrebbe cercarsi un chimico, e farla finita.
Non ho la preoccupazione della pensione: penso di avere più probabilità di morire prima per malattia. Oppure di incidente sul lavoro. O di entrambi. Per altro non ho neppure stipulato una assicurazione sulla vita perché questa mi farebbe sospettare un lato positivo nella mia morte, e non voglio pensare alla mia morte come ad un evento positivo. Inoltre tra me e la pensione c’è un forte conflitto d’interesse. Io voglio lavorare per guadagnare, lei vuole che io lavori per far guadagnare uno che non lavora più. Io non voglio invecchiare, lei vuole che io invecchi per starmi vicino. No, la pensione non fa per me.
Certo, non pagando le tasse non contribuisco neppure alla sanità. Che poi non ho capito mai perché la chiamino “sanità pubblica”. Se ne usufruisco è perché sono malato, quindi dovrebbe essere chiamata la “malattia pubblica”. Così si risparmierebbero pure parecchi soldi perché dubito che con quel nome la userebbero in molti.
- Caro, perché quella faccia pallida?
- Niente tesoro, è che sono stato in ospedale per quel neo, ma poi ho visto che avevano delle infezioni in offerta e ne ho approffittato
No, non riesco a sentirmi troppo in colpa per non aver pagato le tasse. Intendiamoci, le pagherei se qualcuno mi assumesse regolarmente. Ma ora che il mio permesso di soggiorno è scaduto la vedo ancora più dura. Poi alla fine, evadendo le tasse, posso sempre sognare. Ogni volta che non pago le tasse chiudo gli occhi e sogno di essere un ricco industriale, con appoggi in politica, e magari nella malavita, e di evadere le tasse, così, per gusto, dato che non avrò bisogno di una pensione e mi posso permettere le cliniche private che voglio. Sogno e quando riapro gli occhi mi sento un signore.
Speriamo che alla festa di stasera i ragazzi portino del vino. Vorrei del vino buono da abbinare a questo tramezzino al tonno. E sognare non costa nulla.
Mu Ho
mercoledì 15 settembre 2010 09:00 Pubblicato da Abulafia
Etichette: libri inesistenti , masss , recessioni
RECESSIONI
Libri talmente insulsi che la Gelmini li renderà obbligatori nelle scuole.
Titolo: QQ
Autore: L'Ex Luther
Genere: Romanzo storico
Contenuti: Un manipolo di politici in esilio (che si firmano con lo pseudonimo del nemico del bene), ripercorrono il periodo della politica berlusconiana.
edizioni: èinaudito
collana: stile libido
Dal celebre collettivo già autore degli acclamati saggi Coglione sarai tu! e La sottile toga rossa, una nuova spietata disanima politica, un romanzo che vi avvincerà con la sua trama ad orologeria - e le sue pagine di carta moschicida. Se cercate onestà, rigore, lucidità e capacità di analisi, allora emigrate.
masss + abulafia
Cinesi del cazzo.
Vengono qui e ci rubano il lavoro. Tutti stipati in buchi indecenti, peggio degli insetti: senza luce, senza finestre, neanche vivessero sottoterra. Tanti, troppi: e tutti uguali.
Si fanno mandare tutto dalla Cina: riso, medicine, da bere, tutto. Non lasciano un euro, uno, qui da noi. Neanche per l’affitto, neanche per crepare. Niente: vengono prendono e portano via, come le cavallette. E senza spendere.
Una volta c’erano le nostre belle fabbriche: si lavorava, si produceva. Si stava bene insomma.
Questi ci stanno portando via tutto quello che riescono a copiare: scarpe, vestiti, giocattoli, tutto.
Cinesi del cazzo. Non fosse per loro staremmo ancora bene.
Lavorano come cani, venti ore al giorno, per niente: uno sputo di riso, un buco per dormire. Basta. Neanche le malattie si prendono da noi. Forse sì, quelle sì, ma quando succede mi sa che fanno prima a buttarli via: così li sostituiscono con quelli freschi. Chissà che fine fanno, gli altri.
Ma dai, ma chi se ne frega. Per quanti ce ne sono.
Qui dovrò chiudere e trasferire in Romania: almeno mi costa meno, e niente sindacati tra le palle. Certo in Cina mi sarebbe andata di lusso: ma è roba per quelli grossi.
E poi chi conosco io in Cina? Nessuno, non ho contatti lì.
Cinesi del cazzo.
mithril
sabato 11 settembre 2010 15:04 Pubblicato da Abulafia
Etichette: biografie immaginarie , gabbbbro , inutili amenità senza capo né coda
Tenace e combattiva, Joanna sopravvive ai freddi inverni di Seattle barattando tutti i suoi molari con un posto letto in un cassonetto. È in questa circostanza che conosce Robert Wolfsteiner. Wolfsteiner è violento, infido e vendicativo; la sua massima espressione di affetto è lo stupro. Insegna a Joanna a scegliere i cartoni migliori per isolarsi dal gelo e a urinare in pubblico per lo svago dei suoi amici.
Nel 1971, ispirandosi proprio a Wolfsteiner, Joanna inciderà il brano Go Mouldy (fare la muffa), che il critico musicale Lester Bangs accoglierà come “un riuscito tentativo di descrivere l'incontinenza come metafora della corruttibilità dei sentimenti umani, in cui ogni stonatura esprime il disagio dell'uomo ed ogni strumento non accordato è in realtà uno strumento non accordato”.Nel 1955 un'assistente sociale, Cathrina Maccapani, scopre Joanna a vagare per le strade di Seattle vestita di scatoloni e preda di una crisi epilettica. Sono inutili i tentativi di Joanna di convincere la Maccapani che non si tratta di epilessia ma di un ballo di sua invenzione che la piccola chiama robot-dance. Aiutata da un giovane passante, Charles Washington (diventato poi famoso come Charles Robot, inventore della robot-dance), la Maccapani conduce Joanna in un istituto di igiene mentale. Qui, la piccola viene sottoposta per cinque anni “ad ogni tipo di cura esistente per curare quelle malattie che i medici inventano di sana pianta”, come si legge nei documenti del suo medico curante, il dott. Siminskji.Sono questi, per Joanna, gli anni più difficili. Le violenze, i sedativi e le torture si rivelano gli elementi più lieti e felici della sua permanenza nel manicomio. In una recente partecipazione allo show di Oprah Winfrey, parlando dei pochi attimi di lucidità che ricorda, ha confessato: “In quel continuo perpetrarsi di orrore e dolore, di mancanza di rispetto per la vita umana e per la dignità delle persone, di violenze maschiliste e pratiche medievali, c'era una sola cosa in grado di restituirmi, talvolta, un arcobaleno di improvvisa serenità e fede nella vita: la lobotomia transorbitale”.
Le compagne di manicomio la ricordano come solitaria, timida e poco incline al dialogo.L'unica persona con la quale Joanna lega tra le pazienti dell'istituto è Jamie Axis. Coetanea della Hendrix (le due hanno solo due settimane di differenza),di madre africana e padre nativo-americano, la Axis rappresenta la perfetta emulazione del fratello Jimi, se non fosse per l'enorme naso del tutto identico al posteriore di Winston Churchill. Il loro legame diviene sempre più intenso e non sono rari, fra le due adolescenti, appassionati e talvolta violenti rapporti sessuali. A tale proposito sono però frammentarie le testimonianze degli infermieri,che si dichiarano all'oscuro di tutto, in quanto le ragazze “coprivano sempre il buco della serratura con un asciugamano”.Nel 1964 per Joanna, arriva la svolta decisiva. Dopo aver lavorato come lavapiatti, infermiera, babysitter, meccanico e ministro degli esteri, la ragazza riconosce in tv suo fratello Jimi che suona Testify. Dalla forte emozione ne scaturisce un attacco epilettico che i presenti ricordano come “la miglior performance di robot-dance di sempre”.
Dimessa una settimana più tardi dal Northwest Hospital, la Hendrix impiega tutti i propri risparmi per acquistare una Fender Stratocaster ma, inesperta, viene truffata e si ritrova nella mani un mandolino che, nel tentativo di Joanna di collegarlo ad un vecchio amplificatore, prende fuoco. L'incidente avviene in Elm Street, dove Joanna tenta i primi approcci all'esibizione dal vivo suonando sul marciapiede vecchi brani di Ma Rainey. Fra i passanti che assistono alla performance c'è Don Arden, agente dei Black Sabbath, che vede nel maldestro tentativo di Joanna di spegnere l'incendio “un gesto performativo dirompente e rivoluzionario”, come si legge in Extreme, l'autobiografia di Sharon Osbourne (figlia di Arden e moglie di Ozzy Osbourne). Nell'autobiografia, la Osbourne riporta una significativa dichiarazione di suo padre: “Joanna Hendrix ha tutto il potenziale per decretare la fine del rock e l'inizio di qualcos'altro che potremo chiamare come ci pare, visto che fino ad un momento prima non c'era”.
Sotto i saggi consigli di Arden, la Hendrix diviene il fenomeno americano del momento per circa cinque minuti in un bar di El Paso. Si esibisce praticamente dovunque, compreso il confessionale di una chiesa cattolica di Boston e diverse toilette. Tra il 1967 e il 1969 si sposa quindici volte, delle quali due con lo stesso uomo, dal quale tra l'altro non aveva neanche divorziato. Finalmente, il 17 settembre del 1980, Joanna raggiunge quanto aveva intimamente inseguito per trent'anni: a Londra per il suo Live from Everywhere, incontra per caso suo fratello, Jimi Hendrix.
Il commuovente abbraccio fra i due, immortalato da Graham Nash, diventa il paginone centrale del numero di ottobre di Playboy. I due restano assieme l'intera giornata, durante la quale riescono a pronunciare soltanto la parola “glucosio” in continuazione, raggiungendo una velocità di ripetizione ragguardevole. Il giorno seguente, Jimi viene trovato morto nella sua stanza al Samarkand Hotel: per Joanna è un colpo durissimo, che la conduce rapidamente a dare il suo addio alla scena musicale che tanto le aveva dato e che non vedeva l'ora che si togliesse dai piedi.
Due anni più tardi, arriva per lei la conversione all'Islam, e l'inizio dell'impegno politico che la vede candidata al senato, candidata al congresso, candidata alla presidenza, ma mai eletta.
Oggi vaga di talk show in talk show, impegnata a dare una nuova definizione al significato di
insulso.
gabbbbro
venerdì 10 settembre 2010 09:00 Pubblicato da borlafia
Etichette: autunno tiepido , richi selva , vacanze alternative
Ed io niente, impassibile, non cedo. Spero solo che non mi venga da starnutire, o da tossire.
Continuo imperterrito a leggere le notizie sul televideo.
Ebbene sì: televideo. Quello dove in sei righe ti raccontano la crisi in Corea, e nelle sei successive l'ultimo flirt di qualche tettona da reality.
I miei amici mi prendono in giro, mi dicono di prendermi internet, che di tettone ne vedrei di più.
Ma io di computer non ci capisco niente, e comunque il notebook che ho visto all'Ipercoop me lo potrò comprare chissà quando. Oramai non costano più niente, mi dicono gli amici. Che coincidenza, niente è proprio quello che ho.
Per adesso devo accontentarmi di questo. Televideo.
Esaurite le pagine di cronaca interna, estera, gossip, sport, meteo, mi butto sulle curiosità. C'è una specie di dossier sulle vacanze degli italiani.
Più di metà degli italiani non ha fatto le vacanze. Alcuni di essi non sono riusciti a sopportare l'idea ed hanno fatto finta di andarci, barricandosi in casa con finestre chiuse e viveri per la sopravvivenza.
Che razza di scemi, penso, ridendo tra me e me, nel silenzioso buio della mia stanza.
Intanto hanno smesso di bussare, mi alzo e vado a sbirciare dalla finestra. La vedo salire in macchina, uscire dal parcheggio e andare via.
La capisco io, la padrona di casa, le devo pur sempre tre mesi di affitto ed è logico che ogni tanto faccia un giro per vedere come me la passo. Ma non posso farci niente, non lavoro da sei mesi, non lavorerò ancora per chissà quanto, sto aspettando l'assegno della Cassa Integrazione dall'Inps, ma nessuno mi dice quando arriverà, se arriverà, a quanto ammonterà.
Intanto ridò luce e aria alla stanza e alzo il volume della televisione, il pericolo è scampato.
Il telegiornale parla del rientro al lavoro per quei pochi italiani che sono stati in vacanza.
Io penso ai quei poveracci che, finalmente, potranno rientrare dalle loro vacanze simulate e tornare a dar luce ed aria alle loro case.
richi selva
mercoledì 8 settembre 2010 09:00 Pubblicato da borlafia
Etichette: gente senza dio , mamadami , minuscolezze , ospiti graditi
Da qualche anno un particolare tipo di programma imperversa in tutte le tv, sia statali che commerciali: il reality show. Grazie ad esso facce nuove e vecchie glorie hanno trovato un nuovo pubblico, flotte di opinionisti un nuovo pretesto per il gettone di presenza e discoteche di tutto il mondo nuovi ospiti per le serate.
Il pubblico è diviso: o ama questi programmi, raggiungendo attaccato allo schermo punte di voyeurismo degne di un turbomanipolatore adolescente, oppure non li può sopportare, relegandoli a immondizia televisiva appena sopra il tg quattro e al massimo guarda la Gialappa’s mezz’ora ogni tanto.
Tutti sono comunque convinti che siano un’invenzione recente, estratta non troppo tempo fa da quel cilindro senza fondo che è il tubo catodico.
Ma la realtà è un’ altra: questi prodigi del palinsesto sono stati creati migliaia di anni fa, prima che Ghezzi inventasse Blob, che Orwell scrivesse 1984 e che i fratelli Lumiere inventassero il cinématographe. Forse prima ancora che Ferrara entrasse nelle barzellette, ma non è certo.
Per dimostrarvi la veridicità di tale tesi, ecco alcuni reality show di cui noi, volenti o nolenti, siamo tutti ignari partecipanti.
Islamismo: La location è, di solito, molto calda. Palme, oasi, deserti e minareti sono gli elementi della casa, che è di circa un fantabiliardo di milioni di chilometri quadrati, e comprende Africa, Medio Oriente, parte dell’India e della Russia. I giochi in cui si cimentano i partecipanti sono svariati. Se sei uomo: fatti crescere una lunga barba, cerca di essere perennemente incazzato, chiama i partecipanti degli altri reality cane infedele e, quando puoi, sgozzali mentre cerchi di di conquistarne il territorio. Ricordati anche di inginocchiarti più di una volta al giorno verso gli studi televisivi, brucia bandiere a stelle e strisce, dai pochi diritti alle donne e sposane il più possibile. Quando ti sei stancato di una delle tue mogli, pronuncia le parole “Talek, Talek, Talek”, e abbandonale in mezzo ad una strada. Premio: un soggiorno in un villaggio vacanze provvisto di tutti i confort, compreso il bordello con un sacco di teen-ager.
Se sei donna, una semplice regola: non mostrarti mai a nessuno, tranne a tuo marito. Copriti con un lenzuolo, con un chador, con un burka, con una coperta o con una pelliccia (anche se ci sono 60 gradi all’ombra) e stattene ferma immobile. Tranquilla, ci sarà qualcun altro che penserà per te: tuo padre, che potrà venderti per alcuni cammelli o pozzi di petrolio, tuo marito, che ti rinchiuderà in una stanza assieme ad altre donne con cui lo dividerai, e la folla, che non appena tuo marito di avrà ripudiato, ti lapiderà. Ma consolati, il premio per tutte queste difficoltà sarà altissimo, anche se nessuno sa qual’è.
La versione povera di questo reality prevede l’auto- esplosione senza passare dal via.
Cattolicesimo: il regolamento di questo reality è racchiuso in una lista chiamata “i dieci comandamenti”, e il grande fratello si chiama Papa. Ma c’è un trucco: i dieci comandamenti vanno seguiti solo per finta. Esempio: se vi dicono di amare un'unica persona, rispettarla e onorarla finché il gioco non finisce, voi potete fare qualsiasi cosa con chiunque, sia che si tratti di un essere umano, di un animale o di un oggetto, l’importante è non dirlo. Idem vale per pace, amore, fratellanza, rispetto e non violenza. Ricordate che se non fate così, e preferite intestardirvi nel seguire alla lettera le regole, il grande fratello potrebbe nominarvi come eretici ed eliminarvi dal gioco tramite rogo purificatore, o, bene che vi vada, bollandovi come cattocomunista. Ad un certo punto del programma, bisogna far il giro di varie location (santuari) e raccogliere punti fedeltà che vengono distribuiti dai personaggi minori del reality. Ricordate anche di iscrivere i vostri figli in una scuola privata (sponsorizzata dagli autori del reality) e non dimenticate di firmare la liberatoria 8xmille. Il premio finale consiste in un centro benessere con molte luci.
Ebraismo: Questo è il reality più antico, ma ha ancora un sacco di telespettatori. E’ pieno di regole astruse, conservate in un libro che dice anche a che ora e perché scaccolarsi, quale dito usare e, soprattutto, come togliere l’anello d’oro che è rimasto incastrato nelle cavità nasali.
Per vincere questo reality bisogna possibilmente riuscire a fare due cose, arricchirsi e non farsi ammazzare. Questo perché tutti i partecipanti degli altri reality, non si sa per quale motivo, ti odiano e cercano di farti la pelle. Vi toccherà vivere sempre in fuga, ma per vostra fortuna potrete salvarvi offrendo in cambio della vita la vostra arte. In questo reality è infatti molto importante saper cantare, ballare, recitare e narrare storie, di solito imperniate sulle fughe in cerca della salvezza. Ma anche farti amici gli americani è un’ottima idea. Se questo reality però vi sembra troppo duro, sappiate che comunque l’avete scampata: ad alcuni è toccato partecipare ad Amici. Il premio finale è come quello del cattolicesimo, solo che puoi noleggiare gratis tutti i film di Woody Allen.
mamadami
martedì 7 settembre 2010 09:21 Pubblicato da Abulafia
Etichette: libri inesistenti , masss , recessioni
RECESSIONI
Libri che nemmeno il vostro tavolo traballante vorrebbe sotto.
Autore: Marcello Dell'Utri
Titolo: I diari del Truce
Edizioni: Montature
Collana: Quascar
Contenuti: Diari di uno che cerca diari.
Primo commovente volume delle memorie di Marcello Dell'Utri, dalla nascita al romantico incontro con Mangano e Cinà. Disponibile in un comodo formato ideale per le tasche delle divise da detenuto.
Ndr: Scritto con il concorso esterno di un'associazione a gestione familiare
masss
lunedì 6 settembre 2010 09:30 Pubblicato da borlafia
Etichette: autunno tiepido , call center , mithril , stage
“E non stare sempre lì a lamentarti: c’è tanta gente che neanche ce l’ha, un lavoro”.
Certo il cervello è assurdo.
Mi dicono questa cosa, e mi torna in mente quando ero bambino: mangia, che tanti bambini in Africa muoiono di fame.
Che poi non è che l’idea di mangiare alla faccia loro mi facesse aumentare più di tanto l’appetito. Già. Ma tanto se non mangio, non finisce a loro quello che avanza. E poi, in fondo, perchè mai dovrebbero mangiare i miei avanzi.
Tanta gente neanche ce l’ha un lavoro: e per oggi ancora nessuna telefonata in entrata. Con questa storia della formazione mi chiedo se lo vedrò mai uno straccio di stipendio.
Che poi, cosa ci sarà tanto da formarsi per rispondere al telefono? Alza la cornetta, abbassa la cornetta: potessi almeno mandarli a cagare. No, meglio di no: va a finire che sono quelli del controllo interno. Se il mio nome finisce sulla lista nera, addio.
In fondo a casa si sta bene, non manca nulla. Certo una mia...ma ho ancora tanti anni davanti. I miei hanno capito, non dicono nulla. Sono ancora giovani, anche loro.
Se poi penso a quelli che neanche ce l’hanno un lavoro.
Una telefonata. Finalmente: stacco un pò, con questi pensieri.
mithril
sabato 4 settembre 2010 09:30 Pubblicato da Claudio
Etichette: leader ma non opinion , libri inesistenti , masss , ospiti graditi , recessioni
Ecco il libro che fa per voi.
masss
venerdì 3 settembre 2010 07:30 Pubblicato da borlafia
Etichette: abulafia , autunno tiepido , favole
Comincia su una spiaggia, la mia favola.
E con le stelle che punteggiano il soffitto scuro della notte. E un’acuminata falce di luna pronta a bucare le nuvole che oseranno avvicinarla, dispettosa come il ghigno dello stregatto.
Poi il viaggio. Così continua la mia favola.
Un viaggio intrapreso in tanti, su una spiaggia illuminata da uno spicchio di luna. Gente che ha affrontato l’ira dei flutti e sconfitto insidiosi mostri marini, ciclopi metallici dall’occhio lampeggiante e la voce acuta e minacciosa di una sirena malevola - gomito a gomito, durante la battaglia, fino a non saper più distinguere il proprio sudore da quello dei compagni.
E lo sbarco nella terra della speranza, come la chiama la mia principessa, ora lontana.
“Non è una separazione, ma uno scambio: barattiamo il passato per il futuro”, mi dice mentre mi bacia e chiude il mio pugno sulla sua fede nuziale da donare agli dei del mare perché mi aiutino durante la traversata.
E il contatto con gli abitanti della nuova terra.
Non è stato un gran baratto, penso.
Penso che la mia favola finisce come iniziano quasi tutte le altre, com'è iniziata la mia: c’era una volta.
C’era una volta, penso. Poi crollò.
mercoledì 1 settembre 2010 09:00 Pubblicato da borlafia
Etichette: gabbbbro , mu ho turismo low cost mappe , nonsense
La ragazza dell’agenzia viaggi era incredula, è rimasta di stucco. Fino a quando non ho smesso di fare le flessioni.
“Signore, non può viaggiare da Roma per Roma”, mi ha detto. Ho chiesto “e viceversa?”
Esasperata dalle mie richieste, Irene ha chiamato il direttore, che esasperato dalle sue richieste ha chiamato me, che ho licenziato la ragazza.
Allora la ragazza ha chiamato la moglie del direttore rivelandole di avere una relazione col marito. Così la moglie del direttore ha chiamato me per accertarsi che si riferisse proprio a suo marito. Io per non rischiare ho licenziato la moglie del direttore.
Soddisfatto, il direttore dell’agenzia mi ha consegnato il biglietto di solo ritorno che avevo richiesto, confessandomi di essersi innamorato di me. Gli ho spiegato che ora dovevo tornare, ma che quando sarei partito ci saremmo rivisti.
Mi sono congedato accettando un souvenir dell’agenzia e di recitare in un film che raccontasse la vicenda.
Questa storia mi ha fatto capire molte cose sui viaggi. Ad esempio che non conta dove si va ma da dove si parte, e soprattutto la dimensione del bagaglio a mano.
Quasi un anno è passato, e mi trovo a partire per nuove vacanze. Anche se nessuno era disposto a farmi un biglietto di ritorno-andata.
Stavolta ho preferito il treno poiché volare mi stanca. E mi rovina il piumaggio.
Ho messo l’essenziale in una valigia e sono partito con uno zainetto. Di cose superflue.
Il viaggio sarà emozionante. Prima di partire ho disseminato di mie impronte la scena di un crimine.
I miei compagni di scompartimento si sono lamentati perché mangiavo aprendo la bocca. La loro.
Al mio arrivo ho visitato un museo che esponeva i lavori di gente rimasta paralizzata. Erano tutti lavori pericolosi.
Sono andato in un cinema e ho visto un film in una lingua che non conoscevo. Me ne sono accorto leggendo i titoli di coda.
Quando le vacanze stavano finendo l’ho capito poiché mi avevano rubato il portafogli.
Amo fare il turista, ma le prossime vacanze sono lontane. Così ho deciso di vestirmi da giapponese.