A.A.A. Cercasi

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NOTA multinazionale italiana con agganci in tutto il mondo, sopratutto Russia e Libia, cerca sparuto gruppo deputati e senatori per riorganizzazione organico interno. Possibilmente referenziati, ricattabili e con esperienza. Per Casini e Rutelli, è inutile che vi presentate coi baffi perché tanto Bossi vi riconosce lo stesso.

STUDENTESSE avvenenti, castissime, internazionali, fisico scolpito opportunamente coperto cercasi per interessate lezione con professore straniero in visita diplomatica. Sede lezione: tenda berbera allestita nel centro di Roma, non potete sbagliarvi.

A.A.A. Anonima fabbrica italiana automobili con sede in Piemonte cerca e seleziona false testimonianze contro lavoratori fiom disfattisti, ladri e sabotatori. No pausa pranzo. Non chiedete del bagno. Per contatti, rivolgersi manager serio, capello spettinato, maglione blu casual in cashmere che guida una Ferrari con il navigatore in polacco.

CELEBRE quotidiano milanese cerca lanciatori fango e medium esperti per comunicare oltretomba la seguente frase: “Indro smettila di rivoltarti”. Per informazioni, chiedere del direttore. È quello con un collare a mo' di sciarpa.

PRIMO in classifica, rapper italiano cerca autori che sappiano fare rime col suo nome. Lui le ha già finite tutte.
Scrivete una mail all'indirizzo unarimaconfabri@fibra.com.

GIOVANI meglio giovanissimi, possibilmente stranieri e orfani, cercasi per gioco del chierichetto. Previsto vitto, ma sopratutto alloggio.

AZIENDA leader settore telefonia cerca testimonial, stavolta abbastanza furba da non farsi beccare dalle videocamere nascoste nel bagno.

LAVORATRICI Omsa fabbrica italiana licenzia anche subito.

FESTA DELL'UNITÀ cerca nuovo nome per non disorientare l'elettorato.

Mamadami

Gabbbbriografie - Ettore Gaetano Cortese (Architetto)

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“Un talento vittima delle matite spuntate. Un genio che si ostinava a definirsi 'un gegno'”. Con queste parole, Massimiliano Fuksas ha dato il via, al Palazzo dei Congressi di Roma, alle celebrazioni per i cento anni dalla nascita di Ettore Gaetano Cortese. Architetto, pittore, fisarmonicista e noto dongiovanni, Cortese è stato “il principale esponente italiano del Movimento Moderno”, secondo una definizione che egli stesso si attribuiva.

Cortese nasce nella Trieste austro-ungarica nel 1908, e la sua infanzia è segnata dagli acerbi conflitti con suo padre, Marco Stelio Cortese, un avvocato amico di infanzia di Ruggero Timeus da lui definito “un nazionalista moderato”. La madre, slava originaria di Muggia, fu uccisa proprio dal marito per “ragioni di natura etnica”, come si legge nei diari parigini di Cortese degli anni '30.

La sua estrazione borghese e la sua naturale indifferenza verso “qualsivoglia accadimento naturale ed ogni vicenda umana”, come scriverà sua moglie Lara in Memorie di un Imbranato (Mondadori, 1972), salvaguardano il futuro architetto da entrambi i conflitti mondiali e lo isolano dai sentimenti irridentisti che suo padre, costringendolo a bere litri di Tocai, cerca di trasmettergli. Cortese accoglie l'entrata dell'esercito regio a Trieste nel 1918 con uno sbadiglio, che i triestini ricorderanno come “la più alta manifestazione dello spirito irridentista di sempre”, mentre reagisce all'annessione di Trieste all'Italia del 1920 con due sbadigli, in cui il pittore Luigi Spazzapan leggerà il gesto ispiratore del celebre L'Urlo di Edvard Munch, nonostante il dipinto fosse stato realizzato quasi trent'anni prima.

Due anni più tardi, sfidando le ire paterne, Cortese è a Parigi dove fonda, con Pierre e Charles-Edouard Jeanneret (divenuto poi famoso col nome di Le Corbusier, soprannome indicatogli da Cortese stesso), uno studio di architettura in Rue de Sèvres. Gli anni parigini sono i più felici della sua vita. In una lettera del 1925 a Guglielmo Oberdan descrive il suo rapporto con Le Corbusier come “un idillio creativo ed umano, un sodalizio fioriero di idee innovative a beneficio dell'intera umanità, nonostante Le Corbusier perda continuamente capelli in giro”. Oberdan, che era morto nel 1882, non risponderà mai.

A questi anni trascorsi a Parigi appartengono i suoi progetti più noti, come la Casa delle Bambole progettata per la figlia di un panettiere, Il Cortile di Ghiaia n° 1 realizzato per un condominio parigino e il Cortile di Ghiaia n° 2, progettato per lo stesso edificio dopo i disastrosi allagamenti del Cortile n° 1. Purtroppo, in seguito alla morte del giovane Jean-Paul Binet per sprofondamento nella ghiaia del nuovo cortile, esso viene dato definitivamente alle fiamme e la sua progettazione è affidata ad un imbianchino originario di Bellinzona.
Memorabili le sue Vetrate su Strada per lo spogliatoio della scuola di danza Le Fleur, che fu in seguito costretta a chiudere per le accuse di “oltraggio al decoro urbano, al costume e alla morale” nonché di “pornografia e mancanza di gusto nella scelta delle ragazze iscritte, tutte piuttosto brutte e con la cellulite”, come si legge nella sentenza del 1932. I ragazzi parigini, però, si sono nel frattempo radunati per mesi dinnanzi alla vetrata, e per loro Cortese diviene un ispiratore.

Nel 1935 sposa la conterranea Lara Calici, che si trova a Parigi per “un tragico sbaglio”, come ripeterà più volte nel corso della sua vita. Lara è la donna adatta e sollecitare il mite e sedentario carattere di Cortese: provocante entraineuse e formidabile sarta, Lara convince Cortese a camminare per strada guardando avanti per evitare di sbattere, e cerca di persuaderlo che le sue continue sensazioni di soffocamento non sono attacchi di panico ma sono bensì dovute ad un nodo eccessivamente stretto della cravatta. Questa teoria non convince Cortese che entra in psicoterapia e vi rimane fino alla sua morte. Il suo primo terapeuta, il noto Jacques Lacan (freudiano allievo di Alexandre Kojève), scrive nei suoi appunti: “Manifesta un morboso attaccamento alle proprie cravatte, dalle quali non si separa mai, le considera come una propria appendice. Ho cercato di convincerlo a separarsene, ma è scoppiato in lacrime. Ho tentato con l'ipnosi, ma è scoppiata in lacrime la cravatta. Vede nella cravatta un sostituto fallico ad una indubbia mancanza di virilità. Probabile relazione omosessuale col rivenditore di cravatte”.

È del 1946 l'episodio da cui scaturisce il lungo periodo di depressione che lo accompagnerà nel biennio seguente. In una discussione sulla messa in evidenza delle fughe prospettiche come elemento architettonico materico, Le Corbusier si accorge che Ettore Cortese non sa neanche cosa siano le proiezioni ortogonali. Di più: capisce che non solo Cortese non ha frequentato nessuna scuola d'arte e nessuna accademia, ma che, come scriverà Le Corbusier in L'atelier de la Recherche Patiente (Vincent Fréal, 1960), “gli risulta difficile distinguere i pomelli delle porte dalle lampadine”. La rivelazione, resa possibile dall'intervento del primo traduttore francese-italiano capitato nella vita dei due, segnerà un improvviso e drastico divorzio, che porterà Le Corbusier a lasciare lo studio per trasferirsi definitivamente a New York.

Inizia per Cortese un cupo periodo di fallimenti. Il suo Castello di Carte non resiste allo starnuto del vicino di casa. La sua Galleria Vetrata per il Cimitero di Montparnasse viene definita dai suoi colleghi “il più brutto disegno mai realizzato da un bambino di quattro anni”. Solo dopo il rientro in Italia Cortese ritrova la sua serenità, grazie ad un episodio del tutto fortuito. Nel 1948, infatti, per un errore di trascrizione, gli viene conferito il Premio Nobel per la pace, inizialmente destinato al Mahatma Gandhi (defunto prima dell'assegnazione). Vani i tentativi del comitato del parlamento norvegese di costringere Cortese a rinunciare al premio. Granitica fu, infatti, la replica dell'architetto alle pressanti richieste: “Perché no!”.

Nonostante l'episodio attiri su di lui le antipatie del mondo culturale, scientifico ed accademico a livello globale, è la svolta della sua vita. Il comune di Trieste lo incarica di realizzare il Nido di Infanzia, opera che sarà l'orgoglio di Cortese per due ragioni: è infatti la sua prima architettura dotata di tetto nonché la prima, per usare le sue stesse parole, “a rimanere in piedi per più di dieci minuti”.

All'apice della carriera, nel 1958, sopraggiunge improvvisa la morte. Cortese è stroncato da un infarto in seguito alla visione di un mattoncino Lego, di recente invenzione. Le sue ultime parole sono “È finita l'era del calcestruzzo”.

Ora, a oltre cinquant'anni dalla morte, la comunità architettonica europea gli tributa un omaggio sincero e ammirato, nonché una serie di lazzi, risatine e barzellette sconce che serpeggiano fra gli addetti ai lavori. Al Palazzo dei Congressi dell'Eur sono in mostra tutti i suoi disegni e progetti, una mostra fotografica sulle sue principali realizzazioni e la ricostruzione in scala della Casa al Contrario, un geniale capovolgimento verticale delle costruzioni consuete che prevede la soffitta al posto della cantina, opera che scatenò l'ira di migliaia di topi confusi e disorientati che proclamarono, nel 1955, una settimana di scioperi e occupazioni, anticipando di fatto gli anni '60.

Autunno Tiepido #8

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Finiscono le cose belle, figuriamoci Autunno Tiepido. Oggi l'ultimo capitolo dei nostri deliri che hanno accompagnato l'arrivo dell'autunno. In questo ultimo capitolo la sposa uccide bill, ehm no quello era un'altra cosa. Vabbè chiude borges a lui l'onore dei pomodori in faccia.

Sempre più gente sta arrivando alla fine ,ma non del mese.
(borges)

Bella cena, bella serata, ottima l’aragosta, uhm il caviale, non sapevo che poteva essere così fastidioso per i denti. Non parliamo poi dell’aragosta.
Ma sì, una botta di vita! Perché prendersela più di tanto per un licenziamento.
Erano solo 15 anni che lavoravo da loro, sabati, domeniche, “Su venga che abbiamo bisogno” mi dicevano ed io sempre disponibile, alla fine mi piaceva pure. Almeno evitavo i parenti, la domenica in e quei pomeriggi interminabili e noiosi. Ecco, era anche un piacere alla fine.
Ma non vale la pena essere così abbattuti, forse un po’ risentiti che non mi hanno salutato, beh quello un poi sì, mi hanno inviato una mail, accreditato gli ultimi emolumenti e tolto il badge.
Dopo 15 anni.
Che dire ci può stare suvvia , c’è crisi, mica sono dei benefattori, se non guadagnano non possono sostenere tutte le spese, le tasse, le bollette, i prezzi che non salgono. Si lo so, le tasse tanto per dire, alla fine con quel giochetto di scatole cinesi riuscivano a non pagare niente,
però è vero che il costo del lavoro in Italia è troppo alto , troppe regole.
Sì forse anche Io al posto loro mi sarei licenziato.

Per esempio, ora, l’affitto, la luce, l’acqua, il gas, un po’ di cibo, i biglietti della metro (e meno male che non ho comprato la macchina) come li pago? Non è che sia mai riuscito a risparmiare granché! E non è che a 50 anni riesca a trovare facilmente un lavoro, con tutti questi giovanotti che parlano 3 lingue pieni di studi e che hanno tante energie da spendere in cambio di sempre meno soldi.
Bella la vista da quassù. Neanche mi ricordo da quanto tempo non ci salivo. Da questa collina la città sembra un plastico per trenini, come quelli con cui giocavo da piccolo.
Stavo pensando ,loro non rientrano con le spese e mi licenziano, io ora non rientro con le spese e che faccio?
Guarda si vede pure casa dei miei da qua, già i miei da quanto tempo che non ci vado, non mi va che pensino che scrocchi ancora un pasto da loro. E laggiù, casa di Rosanna, vabbè ormai è una vita che non ci parliamo.
Che strano, che freddo e che solitudine. Guardo oltre le barriere del belvedere e c’è un vuoto simile al mio , mi ritorna la domanda di prima, che faccio?
Mi licenzio!

borges

Recessioni #4

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RECESSIONI
Libri che il Marchese DeSade aveva chiesto a suo cugino napoletano

Autore: Roberto Xaviano
Titolo: Sodoma
Edizione:Montature
Collana:State Giù
Contenuti:L'origine del gioco della saponetta e suoi derivati


masss

Autunno Tiepido #7

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Per esempio guardiamo la FIAT: per contenere i costi e i tempi si basa sulla cancellazione dei diritti degli operai, nota classe privilegiata del paese.
(borges)

Quando me lo chiedono, dico sempre di provenire da una famiglia operaia, ma non è vero. Mio padre era un impiegato. Ma come si può dire di appartenere a una famiglia impiegata? Impiegata a fare che? E poi, cavolo, tutti i crismi della famiglia operaia potevamo vantarli. C’era la Madre casalinga. La Fiat Uno comprata con quarantotto cambiali. La casa in affitto. Niente vacanze, mai, solo una spola ininterrotta con la spiaggia due settimane l’anno. Gramsci e Marx sulle mensole della libreria e i Gialli Mondadori sul comodino. Paese Sera, la tv sempre accesa, le imprecazioni contro il governo e l’ulcera gastrica di mio padre.

Quando me lo chiedono, dico sempre di provenire da una famiglia operaia, ma non è vero. Mio padre era un impiegato. Lavorava per la Sip, l’azienda dei telefoni. Ma avvertiva l’importanza di lottare per ottenere dei riconoscimenti. Non regali, ma naturali diritti. Scioperava quando i metalmeccanici scioperavano, manifestava qualora i metalmeccanici manifestavano, scendeva in piazza se i metalmeccanici scendevano in piazza. E la domenica, per vestirsi a festa, indossava una tuta da metalmeccanico. Anche se la sua catena di montaggio si limitava alla grattugia per il formaggio e a Novantesimo Minuto. Diceva che affermare i diritti degli altri equivaleva ad affermare i propri.

Quando me lo chiedono, dico sempre di appartenere a una famiglia operaia, ma non è vero. Sono un impiegato e mia moglie anche. Ma non sono così diverso da un operaio. Una casa in affitto. Una Fiat Panda presa a rate. Un figlio alle elementari. Bollette che pago sempre dopo la scadenza.
Acquisto equosolidale quando riesco a permettermelo, ho magliette giganti col faccione di Che Guevara per aggirarmi in casa. Chomsky sugli scaffali e Batman sul comodino.
E mi rifaccio agli ideali di mio padre. Credo che i diritti degli operai vadano tutelati, anche quando pretendono un po’ troppo. Ritengo ingiusto che le aziende sacrifichino i lavoratori prima di tutto il resto, nonostante capisca che delocalizzare nell’est Europa sia conveniente. Sono convinto che l’articolo 18 vada difeso, per quanto lavori per un’azienda con meno di quindici dipendenti.

Quando me lo chiedono, dico sempre di appartenere a una famiglia operaia, ma non è vero. Lavoro in ufficio per una piccola azienda. Tre settimane di ferie e regali a Natale. Nel freezer una vaschetta di plastica per fare i cubetti di ghiaccio. Una parabola per il satellite.
Sia chiaro, non mi giudico per quello che posseggo, solo non vorrei essere giudicato per quello che non posseggo.
Quando i lavoratori della Fiat scioperano, io sono con loro. Quando la Fiom scende in piazza, io sono con loro. Quando la Cgil manifesta a Roma, io sono con loro. Certo, non indosso la tuta da metalmeccanico. E magari vado a lavorare. O mi concedo una giornata al mare mentre urlano slogan e soffiano nei fischietti. Ma col cuore sono con loro. E talvolta, addirittura, partecipo. Se capita di sabato e non sono costretto a prendermi un giorno dall’ufficio, e se il tempo lo concede, partecipo. Ne approfitto per un gelato in piazza Navona con mio figlio. Gli mostro i suonatori di bongos e quelli coi tromboni e le tube. Lui ride.
Il lunedì me ne torno in ufficio e seguo le vicende sindacali al telegiornale. I lavoratori delle grandi aziende vengono licenziati, trasferiti, messi in carico allo Stato, così protestano. Credo che facciano bene. Ma prima o poi si arrenderanno e dovranno cercarsi un’altra occupazione, non possono protestare per sempre.
Arriverà il momento in cui dovranno andare a lavorare.

Non indosso tute antinfortunistiche. Non finisco in cassa integrazione. Non ho la tessera del sindacato. Io non appartengo a una famiglia operaia.

gabbbbro

Autunno Tiepido #6

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Invece che intervenire sull’evasione fiscale questo governo taglia lo stato sociale. Perché non è giusto legiferare in presenza di un conflitto d’interessi.
(borges)

Pare che non arriverò mai a prendere una pensione. I motivi sono tanti ma uno per tutti: ho sempre lavorato in nero. Lo so che questo fa di me un evasore fiscale, ma d’altronde c’è da dire non mi ci sto arricchendo. Un piccolo lavoro da 800 euro mensili, senza ferie, malattia e contributi naturalmente. Condividendo l’appartamento con un paio di studenti universitari alla fine ci si sopravvive e ogni tanto ci scappa pure la festa con spinello. E ogni tanto anche una studentessa ubriaca e carina. Non so se valga la rinuncia alla pensione, però sono bei momenti. In realtà non credo che un uomo debba andare in pensione. Non è naturale. Uno dovrebbe lavorare fino a che il fisico glielo permette e poi, quando non glielo permette più dovrebbe cercarsi un chimico, e farla finita.

Non ho la preoccupazione della pensione: penso di avere più probabilità di morire prima per malattia. Oppure di incidente sul lavoro. O di entrambi. Per altro non ho neppure stipulato una assicurazione sulla vita perché questa mi farebbe sospettare un lato positivo nella mia morte, e non voglio pensare alla mia morte come ad un evento positivo. Inoltre tra me e la pensione c’è un forte conflitto d’interesse. Io voglio lavorare per guadagnare, lei vuole che io lavori per far guadagnare uno che non lavora più. Io non voglio invecchiare, lei vuole che io invecchi per starmi vicino. No, la pensione non fa per me.

Certo, non pagando le tasse non contribuisco neppure alla sanità. Che poi non ho capito mai perché la chiamino “sanità pubblica”. Se ne usufruisco è perché sono malato, quindi dovrebbe essere chiamata la “malattia pubblica”. Così si risparmierebbero pure parecchi soldi perché dubito che con quel nome la userebbero in molti.

- Caro, perché quella faccia pallida?
- Niente tesoro, è che sono stato in ospedale per quel neo, ma poi ho visto che avevano delle infezioni in offerta e ne ho approffittato

No, non riesco a sentirmi troppo in colpa per non aver pagato le tasse. Intendiamoci, le pagherei se qualcuno mi assumesse regolarmente. Ma ora che il mio permesso di soggiorno è scaduto la vedo ancora più dura. Poi alla fine, evadendo le tasse, posso sempre sognare. Ogni volta che non pago le tasse chiudo gli occhi e sogno di essere un ricco industriale, con appoggi in politica, e magari nella malavita, e di evadere le tasse, così, per gusto, dato che non avrò bisogno di una pensione e mi posso permettere le cliniche private che voglio. Sogno e quando riapro gli occhi mi sento un signore.

Speriamo che alla festa di stasera i ragazzi portino del vino. Vorrei del vino buono da abbinare a questo tramezzino al tonno. E sognare non costa nulla.

Mu Ho

Recessioni #3

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RECESSIONI
Libri talmente insulsi che la Gelmini li renderà obbligatori nelle scuole.

Titolo: QQ
Autore: L'Ex Luther
Genere: Romanzo storico
Contenuti: Un manipolo di politici in esilio (che si firmano con lo pseudonimo del nemico del bene), ripercorrono il periodo della politica berlusconiana.
edizioni: èinaudito
collana: stile libido

Dal celebre collettivo già autore degli acclamati saggi Coglione sarai tu! e La sottile toga rossa, una nuova spietata disanima politica, un romanzo che vi avvincerà con la sua trama ad orologeria - e le sue pagine di carta moschicida. Se cercate onestà, rigore, lucidità e capacità di analisi, allora emigrate.

masss + abulafia

Autunno Tiepido #5

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Certo molti già lavorano con contratti senza nessun diritto come la malattia pagata e le ferie. Li riconosci perchè parlano cinese.
(borges)

Cinesi del cazzo.
Vengono qui e ci rubano il lavoro. Tutti stipati in buchi indecenti, peggio degli insetti: senza luce, senza finestre, neanche vivessero sottoterra. Tanti, troppi: e tutti uguali.

Si fanno mandare tutto dalla Cina: riso, medicine, da bere, tutto. Non lasciano un euro, uno, qui da noi. Neanche per l’affitto, neanche per crepare. Niente: vengono prendono e portano via, come le cavallette. E senza spendere.

Una volta c’erano le nostre belle fabbriche: si lavorava, si produceva. Si stava bene insomma.
Questi ci stanno portando via tutto quello che riescono a copiare: scarpe, vestiti, giocattoli, tutto.

Cinesi del cazzo. Non fosse per loro staremmo ancora bene.

Lavorano come cani, venti ore al giorno, per niente: uno sputo di riso, un buco per dormire. Basta. Neanche le malattie si prendono da noi. Forse sì, quelle sì, ma quando succede mi sa che fanno prima a buttarli via: così li sostituiscono con quelli freschi. Chissà che fine fanno, gli altri.

Ma dai, ma chi se ne frega. Per quanti ce ne sono.

Qui dovrò chiudere e trasferire in Romania: almeno mi costa meno, e niente sindacati tra le palle. Certo in Cina mi sarebbe andata di lusso: ma è roba per quelli grossi.

E poi chi conosco io in Cina? Nessuno, non ho contatti lì.

Cinesi del cazzo.

mithril

Gabbbbriografie - Joanna Hendrix (Musicista)

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Nata a Seattle il 27 novembre del 1942, sorella gemella di Jimi, Joanna Marcelina Hendrix rappresenta “la più importante innovatrice della musica rock al femminile”, secondo un gruppo di suore missionarie del Sudan. Al divorzio dei genitori, mentre Jimi viene affidato alla custodia della nonna paterna, Joanna viene abbandonata a sé stessa ricevendo un quarto di dollaro canadese che sarà la sua principale fonte di nutrimento nelle settimane a seguire.

Tenace e combattiva, Joanna sopravvive ai freddi inverni di Seattle barattando tutti i suoi molari con un posto letto in un cassonetto. È in questa circostanza che conosce Robert Wolfsteiner. Wolfsteiner è violento, infido e vendicativo; la sua massima espressione di affetto è lo stupro. Insegna a Joanna a scegliere i cartoni migliori per isolarsi dal gelo e a urinare in pubblico per lo svago dei suoi amici.
Nel 1971, ispirandosi proprio a Wolfsteiner, Joanna inciderà il brano Go Mouldy (fare la muffa), che il critico musicale Lester Bangs accoglierà come “un riuscito tentativo di descrivere l'incontinenza come metafora della corruttibilità dei sentimenti umani, in cui ogni stonatura esprime il disagio dell'uomo ed ogni strumento non accordato è in realtà uno strumento non accordato”.Nel 1955 un'assistente sociale, Cathrina Maccapani, scopre Joanna a vagare per le strade di Seattle vestita di scatoloni e preda di una crisi epilettica. Sono inutili i tentativi di Joanna di convincere la Maccapani che non si tratta di epilessia ma di un ballo di sua invenzione che la piccola chiama robot-dance. Aiutata da un giovane passante, Charles Washington (diventato poi famoso come Charles Robot, inventore della robot-dance), la Maccapani conduce Joanna in un istituto di igiene mentale. Qui, la piccola viene sottoposta per cinque anni “ad ogni tipo di cura esistente per curare quelle malattie che i medici inventano di sana pianta”, come si legge nei documenti del suo medico curante, il dott. Siminskji.Sono questi, per Joanna, gli anni più difficili. Le violenze, i sedativi e le torture si rivelano gli elementi più lieti e felici della sua permanenza nel manicomio. In una recente partecipazione allo show di Oprah Winfrey, parlando dei pochi attimi di lucidità che ricorda, ha confessato: “In quel continuo perpetrarsi di orrore e dolore, di mancanza di rispetto per la vita umana e per la dignità delle persone, di violenze maschiliste e pratiche medievali, c'era una sola cosa in grado di restituirmi, talvolta, un arcobaleno di improvvisa serenità e fede nella vita: la lobotomia transorbitale”.

Le compagne di manicomio la ricordano come solitaria, timida e poco incline al dialogo.L'unica persona con la quale Joanna lega tra le pazienti dell'istituto è Jamie Axis. Coetanea della Hendrix (le due hanno solo due settimane di differenza),di madre africana e padre nativo-americano, la Axis rappresenta la perfetta emulazione del fratello Jimi, se non fosse per l'enorme naso del tutto identico al posteriore di Winston Churchill. Il loro legame diviene sempre più intenso e non sono rari, fra le due adolescenti, appassionati e talvolta violenti rapporti sessuali. A tale proposito sono però frammentarie le testimonianze degli infermieri,che si dichiarano all'oscuro di tutto, in quanto le ragazze “coprivano sempre il buco della serratura con un asciugamano”.Nel 1964 per Joanna, arriva la svolta decisiva. Dopo aver lavorato come lavapiatti, infermiera, babysitter, meccanico e ministro degli esteri, la ragazza riconosce in tv suo fratello Jimi che suona Testify. Dalla forte emozione ne scaturisce un attacco epilettico che i presenti ricordano come “la miglior performance di robot-dance di sempre”.
Dimessa una settimana più tardi dal Northwest Hospital, la Hendrix impiega tutti i propri risparmi per acquistare una Fender Stratocaster ma, inesperta, viene truffata e si ritrova nella mani un mandolino che, nel tentativo di Joanna di collegarlo ad un vecchio amplificatore, prende fuoco. L'incidente avviene in Elm Street, dove Joanna tenta i primi approcci all'esibizione dal vivo suonando sul marciapiede vecchi brani di Ma Rainey. Fra i passanti che assistono alla performance c'è Don Arden, agente dei Black Sabbath, che vede nel maldestro tentativo di Joanna di spegnere l'incendio “un gesto performativo dirompente e rivoluzionario”, come si legge in Extreme, l'autobiografia di Sharon Osbourne (figlia di Arden e moglie di Ozzy Osbourne). Nell'autobiografia, la Osbourne riporta una significativa dichiarazione di suo padre: “Joanna Hendrix ha tutto il potenziale per decretare la fine del rock e l'inizio di qualcos'altro che potremo chiamare come ci pare, visto che fino ad un momento prima non c'era”.

Sotto i saggi consigli di Arden, la Hendrix diviene il fenomeno americano del momento per circa cinque minuti in un bar di El Paso. Si esibisce praticamente dovunque, compreso il confessionale di una chiesa cattolica di Boston e diverse toilette. Tra il 1967 e il 1969 si sposa quindici volte, delle quali due con lo stesso uomo, dal quale tra l'altro non aveva neanche divorziato. Finalmente, il 17 settembre del 1980, Joanna raggiunge quanto aveva intimamente inseguito per trent'anni: a Londra per il suo Live from Everywhere, incontra per caso suo fratello, Jimi Hendrix.
Il commuovente abbraccio fra i due, immortalato da Graham Nash, diventa il paginone centrale del numero di ottobre di Playboy. I due restano assieme l'intera giornata, durante la quale riescono a pronunciare soltanto la parola “glucosio” in continuazione, raggiungendo una velocità di ripetizione ragguardevole. Il giorno seguente, Jimi viene trovato morto nella sua stanza al Samarkand Hotel: per Joanna è un colpo durissimo, che la conduce rapidamente a dare il suo addio alla scena musicale che tanto le aveva dato e che non vedeva l'ora che si togliesse dai piedi.

Due anni più tardi, arriva per lei la conversione all'Islam, e l'inizio dell'impegno politico che la vede candidata al senato, candidata al congresso, candidata alla presidenza, ma mai eletta.
Oggi vaga di talk show in talk show, impegnata a dare una nuova definizione al significato di
insulso.

gabbbbro

Autunno Tiepido #4

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Molti italiani hanno trascorso le vacanze a casa. Bloccati dall'emozione per la fine della crisi.
(abulafia)

La stanza è buia, silenziosa. Finestre e tapparelle sono opportunatamente chiuse, la tv è accesa, ma con l'audio disattivato. Cellulare in modalità silenziosa.
Bussano, suonano il campanello, fanno passare alcuni secondi, risuonano, ribussano.
Ed io niente, impassibile, non cedo. Spero solo che non mi venga da starnutire, o da tossire.
Continuo imperterrito a leggere le notizie sul televideo.
Ebbene sì: televideo. Quello dove in sei righe ti raccontano la crisi in Corea, e nelle sei successive l'ultimo flirt di qualche tettona da reality.
I miei amici mi prendono in giro, mi dicono di prendermi internet, che di tettone ne vedrei di più.
Ma io di computer non ci capisco niente, e comunque il notebook che ho visto all'Ipercoop me lo potrò comprare chissà quando. Oramai non costano più niente, mi dicono gli amici. Che coincidenza, niente è proprio quello che ho.
Per adesso devo accontentarmi di questo. Televideo.
Esaurite le pagine di cronaca interna, estera, gossip, sport, meteo, mi butto sulle curiosità. C'è una specie di dossier sulle vacanze degli italiani.
Più di metà degli italiani non ha fatto le vacanze. Alcuni di essi non sono riusciti a sopportare l'idea ed hanno fatto finta di andarci, barricandosi in casa con finestre chiuse e viveri per la sopravvivenza.
Che razza di scemi, penso, ridendo tra me e me, nel silenzioso buio della mia stanza.
Intanto hanno smesso di bussare, mi alzo e vado a sbirciare dalla finestra. La vedo salire in macchina, uscire dal parcheggio e andare via.
La capisco io, la padrona di casa, le devo pur sempre tre mesi di affitto ed è logico che ogni tanto faccia un giro per vedere come me la passo. Ma non posso farci niente, non lavoro da sei mesi, non lavorerò ancora per chissà quanto, sto aspettando l'assegno della Cassa Integrazione dall'Inps, ma nessuno mi dice quando arriverà, se arriverà, a quanto ammonterà.
Intanto ridò luce e aria alla stanza e alzo il volume della televisione, il pericolo è scampato.
Il telegiornale parla del rientro al lavoro per quei pochi italiani che sono stati in vacanza.
Io penso ai quei poveracci che, finalmente, potranno rientrare dalle loro vacanze simulate e tornare a dar luce ed aria alle loro case.

richi selva

Religionarity show

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Continua ad arricchirsi la lista di graditi ospiti che scrivono su SenzaVoglia. Ma non oggi. Perché conoscere colui che stiamo per presentarvi è stato un colpo. Eppure, per rendere tutto più semplice, gli sarebbe bastato fermarsi allo stop. Poi tutto si risolse per il meglio - compilammo senza indugi il CID con i nostri vaffanculo - e nacque una bella amicizia. Con la sua agenzia assicurativa. Oggi potrete leggere un suo pezzo che siamo sicuri vi piacerà, e, se non dovessi piacervi, non indugiate e chiedeteci pure il suo numero di targa. Signore, signori e GBLT di tutto il mondo: unitevi e date il benvenuto a mamadami

Da qualche anno un particolare tipo di programma imperversa in tutte le tv, sia statali che commerciali: il reality show. Grazie ad esso facce nuove e vecchie glorie hanno trovato un nuovo pubblico, flotte di opinionisti un nuovo pretesto per il gettone di presenza e discoteche di tutto il mondo nuovi ospiti per le serate.
Il pubblico è diviso: o ama questi programmi, raggiungendo attaccato allo schermo punte di voyeurismo degne di un turbomanipolatore adolescente, oppure non li può sopportare, relegandoli a immondizia televisiva appena sopra il tg quattro e al massimo guarda la Gialappa’s mezz’ora ogni tanto.
Tutti sono comunque convinti che siano un’invenzione recente, estratta non troppo tempo fa da quel cilindro senza fondo che è il tubo catodico.
Ma la realtà è un’ altra: questi prodigi del palinsesto sono stati creati migliaia di anni fa, prima che Ghezzi inventasse Blob, che Orwell scrivesse 1984 e che i fratelli Lumiere inventassero il cinématographe. Forse prima ancora che Ferrara entrasse nelle barzellette, ma non è certo.
Per dimostrarvi la veridicità di tale tesi, ecco alcuni reality show di cui noi, volenti o nolenti, siamo tutti ignari partecipanti.


Islamismo: La location è, di solito, molto calda. Palme, oasi, deserti e minareti sono gli elementi della casa, che è di circa un fantabiliardo di milioni di chilometri quadrati, e comprende Africa, Medio Oriente, parte dell’India e della Russia. I giochi in cui si cimentano i partecipanti sono svariati. Se sei uomo: fatti crescere una lunga barba, cerca di essere perennemente incazzato, chiama i partecipanti degli altri reality cane infedele e, quando puoi, sgozzali mentre cerchi di di conquistarne il territorio. Ricordati anche di inginocchiarti più di una volta al giorno verso gli studi televisivi, brucia bandiere a stelle e strisce, dai pochi diritti alle donne e sposane il più possibile. Quando ti sei stancato di una delle tue mogli, pronuncia le parole “Talek, Talek, Talek”, e abbandonale in mezzo ad una strada. Premio: un soggiorno in un villaggio vacanze provvisto di tutti i confort, compreso il bordello con un sacco di teen-ager.
Se sei donna, una semplice regola: non mostrarti mai a nessuno, tranne a tuo marito. Copriti con un lenzuolo, con un chador, con un burka, con una coperta o con una pelliccia (anche se ci sono 60 gradi all’ombra) e stattene ferma immobile. Tranquilla, ci sarà qualcun altro che penserà per te: tuo padre, che potrà venderti per alcuni cammelli o pozzi di petrolio, tuo marito, che ti rinchiuderà in una stanza assieme ad altre donne con cui lo dividerai, e la folla, che non appena tuo marito di avrà ripudiato, ti lapiderà. Ma consolati, il premio per tutte queste difficoltà sarà altissimo, anche se nessuno sa qual’è.
La versione povera di questo reality prevede l’auto- esplosione senza passare dal via.

Cattolicesimo: il regolamento di questo reality è racchiuso in una lista chiamata “i dieci comandamenti”, e il grande fratello si chiama Papa. Ma c’è un trucco: i dieci comandamenti vanno seguiti solo per finta. Esempio: se vi dicono di amare un'unica persona, rispettarla e onorarla finché il gioco non finisce, voi potete fare qualsiasi cosa con chiunque, sia che si tratti di un essere umano, di un animale o di un oggetto, l’importante è non dirlo. Idem vale per pace, amore, fratellanza, rispetto e non violenza. Ricordate che se non fate così, e preferite intestardirvi nel seguire alla lettera le regole, il grande fratello potrebbe nominarvi come eretici ed eliminarvi dal gioco tramite rogo purificatore, o, bene che vi vada, bollandovi come cattocomunista. Ad un certo punto del programma, bisogna far il giro di varie location (santuari) e raccogliere punti fedeltà che vengono distribuiti dai personaggi minori del reality. Ricordate anche di iscrivere i vostri figli in una scuola privata (sponsorizzata dagli autori del reality) e non dimenticate di firmare la liberatoria 8xmille. Il premio finale consiste in un centro benessere con molte luci.

Ebraismo: Questo è il reality più antico, ma ha ancora un sacco di telespettatori. E’ pieno di regole astruse, conservate in un libro che dice anche a che ora e perché scaccolarsi, quale dito usare e, soprattutto, come togliere l’anello d’oro che è rimasto incastrato nelle cavità nasali.
Per vincere questo reality bisogna possibilmente riuscire a fare due cose, arricchirsi e non farsi ammazzare. Questo perché tutti i partecipanti degli altri reality, non si sa per quale motivo, ti odiano e cercano di farti la pelle. Vi toccherà vivere sempre in fuga, ma per vostra fortuna potrete salvarvi offrendo in cambio della vita la vostra arte. In questo reality è infatti molto importante saper cantare, ballare, recitare e narrare storie, di solito imperniate sulle fughe in cerca della salvezza. Ma anche farti amici gli americani è un’ottima idea. Se questo reality però vi sembra troppo duro, sappiate che comunque l’avete scampata: ad alcuni è toccato partecipare ad Amici. Il premio finale è come quello del cattolicesimo, solo che puoi noleggiare gratis tutti i film di Woody Allen.

mamadami

Recessioni #2

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RECESSIONI
Libri che nemmeno il vostro tavolo traballante vorrebbe sotto.

Autore: Marcello Dell'Utri
Titolo: I diari del Truce
Edizioni: Montature
Collana: Quascar
Contenuti: Diari di uno che cerca diari.


Primo commovente volume delle memorie di Marcello Dell'Utri, dalla nascita al romantico incontro con Mangano e Cinà. Disponibile in un comodo formato ideale per le tasche delle divise da detenuto.
Ndr: Scritto con il concorso esterno di un'associazione a gestione familiare

masss

Autunno Tiepido #3

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Si , ancora c’è gente con un lavoro, il problema è riuscire ad abbinargli uno stipendio.
(borges)

“E non stare sempre lì a lamentarti: c’è tanta gente che neanche ce l’ha, un lavoro”.

Certo il cervello è assurdo.

Mi dicono questa cosa, e mi torna in mente quando ero bambino: mangia, che tanti bambini in Africa muoiono di fame.

Che poi non è che l’idea di mangiare alla faccia loro mi facesse aumentare più di tanto l’appetito. Già. Ma tanto se non mangio, non finisce a loro quello che avanza. E poi, in fondo, perchè mai dovrebbero mangiare i miei avanzi.

Tanta gente neanche ce l’ha un lavoro: e per oggi ancora nessuna telefonata in entrata. Con questa storia della formazione mi chiedo se lo vedrò mai uno straccio di stipendio.

Che poi, cosa ci sarà tanto da formarsi per rispondere al telefono? Alza la cornetta, abbassa la cornetta: potessi almeno mandarli a cagare. No, meglio di no: va a finire che sono quelli del controllo interno. Se il mio nome finisce sulla lista nera, addio.

In fondo a casa si sta bene, non manca nulla. Certo una mia...ma ho ancora tanti anni davanti. I miei hanno capito, non dicono nulla. Sono ancora giovani, anche loro.

Se poi penso a quelli che neanche ce l’hanno un lavoro.

Una telefonata. Finalmente: stacco un pò, con questi pensieri.

mithril

Recessioni #1

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Iniziamo una collaborazione con un altro gradito ospite.
Ehm ma a chi la diamo a bere, il problema è che siamo dei teneroni e raccattiamo tutti quelli che incontriamo per strada, stavolta è toccato a masss.
Artista concettuale-free-jazz-punk-inglese, masss ci farà compagnia con svariate sorprese. Introduciamo intanto una rubrica: Recessioni.





RECESSIONI
Libri da non comprare in tempo di crisi.
Titolo: UOMINI E TOPE
Autore: Mu'ammar Stayback
Genere: Manualistica
Contenuto: Tecniche di seduzione per dittatori
Prefazione: Silvio Berlusconi

Siete dei dittatori spietati e opportunisti a cui le ripetute violazioni di svariati diritti umani non danno più soddisfazione? Vi mancano anche cinque miliardi di euro per pagare il conto del bar?
Ecco il libro che fa per voi.

masss




Autunno Tiepido #2

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Si rientra in città per un nuovo anno di lavoro. Come cambiano i tempi! Prima le favole
cominciavano con “C’era una volta”.
(borges)

C’era una volta un suono di risacca come un invito gentile ma impossibile da rifiutare.
Comincia su una spiaggia, la mia favola.
E con le stelle che punteggiano il soffitto scuro della notte. E un’acuminata falce di luna pronta a bucare le nuvole che oseranno avvicinarla, dispettosa come il ghigno dello stregatto.

Poi il viaggio. Così continua la mia favola.
Un viaggio intrapreso in tanti, su una spiaggia illuminata da uno spicchio di luna. Gente che ha affrontato l’ira dei flutti e sconfitto insidiosi mostri marini, ciclopi metallici dall’occhio lampeggiante e la voce acuta e minacciosa di una sirena malevola - gomito a gomito, durante la battaglia, fino a non saper più distinguere il proprio sudore da quello dei compagni.
E lo sbarco nella terra della speranza, come la chiama la mia principessa, ora lontana.
“Non è una separazione, ma uno scambio: barattiamo il passato per il futuro”, mi dice mentre mi bacia e chiude il mio pugno sulla sua fede nuziale da donare agli dei del mare perché mi aiutino durante la traversata.

E il contatto con gli abitanti della nuova terra.
Sotto uno dei loro totem, che comunica loro come muoversi cambiando magicamente colore, li vedo rallentare e poi fermarsi, all'interno delle loro piccole case mobili. Li vedo canticchiare, sistemarsi i capelli, sbadigliare, chiacchierare gesticolando. Li imparo.
Quando mi rivolgono la parola è per monosillabi. A separarci sembra esserci ben più di un vetro offuscato dalla polvere e dal maltempo.

Non mi resta che raccontarvi della reggia.
La reggia in cui spero di poter presto ospitare la mia principessa.
A costruirla mi aiuta K, conosciuto qualche mese dopo il mio arrivo. Anche K viene da lontano e con lui, e altri otto fedeli compagni, condivido il lavoro alla reggia di giorno, e una camera durante la notte. E' più vecchio di me, e più esperto, ma ha deciso di essere il mio scudiero.
Mentre tiriamo su una delle cupole - alta alta che ti aspetti di trovare le stelle a punteggiarla e una falce acuminata di luna come lampadario, appena completata - scherziamo sulle nostre nuove armature macchiate di calce e cemento e sugli elmi che non ci sono ancora stati consegnati.
Io, cavaliere, imparo dal mio scudiero come sfidare un soffitto a colpi di pennello.

Infine sono disteso qui.
K è accanto a me, come sempre, e si lamenta sotto il peso dei calcinacci. Forse ha ceduto la cupola, forse il ponteggio. Cosa conta saperlo? Il mio futuro, e quello di K, lo vedo nelle facce dei ragazzi della squadra che si affannano intorno a noi. Il mio passato è immobile, qualche centimetro dietro le mie pupille, cristallizzato in poche istantanee.
Non è stato un gran baratto, penso.
Penso che la mia favola finisce come iniziano quasi tutte le altre, com'è iniziata la mia: c’era una volta.
C’era una volta, penso. Poi crollò.

abulafia

Tour operation

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Ladies and ladies (i gentlemen non sono più quelli di una volta), oggi tocca ad una persona che ha dei problemi personali con la seconda lettera dell'alfabeto. Non chiedeteci perché, né percome. Una persona che quando trova un senso è vietato. Se trova un divieto è sensato. Un affabulatore di tortore, un venditore d'arrosto e assaggiatore di fumo (o viceversa + libertà vigilata), uno scrittore di diari postumi falsi (finché Dell'Utri continua a pagarlo), ecco a voi gabbbbro.

Amo fare il turista, ma le prossime vacanze sono lontane. Così mi sono deciso a comprare un biglietto aereo di solo ritorno.

La ragazza dell’agenzia viaggi era incredula, è rimasta di stucco. Fino a quando non ho smesso di fare le flessioni.

“Signore, non può viaggiare da Roma per Roma”, mi ha detto. Ho chiesto “e viceversa?”

La situazione mi stava irritando, ma credo dipendesse dal fatto che avevo messo le mutande sopra ai pantaloni.

Lei si chiamava Irene e aveva un difetto di pronuncia, ma non me ne accorgevo perché ho le orecchie arrotate.

Esasperata dalle mie richieste, Irene ha chiamato il direttore, che esasperato dalle sue richieste ha chiamato me, che ho licenziato la ragazza.

Allora la ragazza ha chiamato la moglie del direttore rivelandole di avere una relazione col marito. Così la moglie del direttore ha chiamato me per accertarsi che si riferisse proprio a suo marito. Io per non rischiare ho licenziato la moglie del direttore.

Soddisfatto, il direttore dell’agenzia mi ha consegnato il biglietto di solo ritorno che avevo richiesto, confessandomi di essersi innamorato di me. Gli ho spiegato che ora dovevo tornare, ma che quando sarei partito ci saremmo rivisti.

Mi sono congedato accettando un souvenir dell’agenzia e di recitare in un film che raccontasse la vicenda.

Questa storia mi ha fatto capire molte cose sui viaggi. Ad esempio che non conta dove si va ma da dove si parte, e soprattutto la dimensione del bagaglio a mano.

Quasi un anno è passato, e mi trovo a partire per nuove vacanze. Anche se nessuno era disposto a farmi un biglietto di ritorno-andata.

Stavolta ho preferito il treno poiché volare mi stanca. E mi rovina il piumaggio.
Ho messo l’essenziale in una valigia e sono partito con uno zainetto. Di cose superflue.

Il viaggio sarà emozionante. Prima di partire ho disseminato di mie impronte la scena di un crimine.

I miei compagni di scompartimento si sono lamentati perché mangiavo aprendo la bocca. La loro.
Al mio arrivo ho visitato un museo che esponeva i lavori di gente rimasta paralizzata. Erano tutti lavori pericolosi.

Sono andato in un cinema e ho visto un film in una lingua che non conoscevo. Me ne sono accorto leggendo i titoli di coda.

Quando le vacanze stavano finendo l’ho capito poiché mi avevano rubato il portafogli.

Amo fare il turista, ma le prossime vacanze sono lontane. Così ho deciso di vestirmi da giapponese.